MilanoNella moda si sa, luomo procede per piccoli passi. Talvolta però, fa tuffi spericolati nella creatività.
Dirk Bikkembergs, che allo stile del calciatore ha dato la dignità di un filone di moda di notevole gradimento, questa volta si è lasciato incantare dalla forza coloristica di Scott Elk, giovane pittore australiano scoperto a Sidney, al quale ha chiesto di realizzare le dodici opere che ieri, lungo la passerella, facevano da filo conduttore alla sfilata Sport Couture con segni grafici e simboli numerici in tonalità fortissime tra le quali il rosso fuoco.
Così lenergia di questo colore era profusa a piene mani nelle polo intarsiate da segni grafici, nei bellissimi jeans anatomici, nellabito e persino nel tuxedo. Arte primitiva e vago sentore di Africa si respirava invece nella collezione Salvatore Ferragamo disegnata da Massimiliano Giorgetti che ha posto laccento su uno stile sartoriale rilassato ma non privato di rimandi esotici. La maglieria era tricottata secondo la poetica degli intrecci di stuoie e canestri delle popolazioni mediterranee, alcune giacche erano lavorate a crochet senza cuciture, la pelle intrecciate era frequente anche nelle stringate ispirate alle scarpe di rafia da archivio.
E per un uomo che istintivamente sceglierebbe la perfezione dellabito di seta nero con i revers bianchi, la tentazione per Ferragamo sarà un imprevedibile abito rosso.
«Tutto ha un colore, e non solo per chi ha occhi per vedere. La vibrazione della luce dona al pianeta lenergia» dichiarava, Kean Etro prima di mandare in scena un trionfo di camicie con spirali, conchiglie, felci uniti impresse su tessuti da lavare e non stirare, giacche in tessuti con finitura mano carta o con effetti pelle di elefante, spolverini che ricordano le alghe marine e felpe in puro cachemire, un pezzo che festeggia ventanni di successi.
Un po di ribellione e un po di romanticismo in salsa rock non dispiacciono a Rosella Jardini che per luomo Moschino, un tipo spiritoso e decisamente giovane, non guarda alla tendenza ma alla psicologia.
Cosa ci vuole per star bene? Una bella camicia stampata con pagine di giornali che contengono solo ottime notizie, lironia delle macchie dinchiostro che movimentano il bordo del trench, il pantalone kaki, le giacche, i gilet e perfino le scarpe stringate, i jeans con applicazioni di scritte tipo «dream», inderogabile invito a sognare, e per una botta di vita, labito in seta color ottanio piuttosto che la camicia con immensa rosa stampata per la serie: «se son rose, fioriranno». E dato che la crisi è innegabile, lunico imperativo, come comanda la scritta di una simpatica maglietta, dovrebbe essere: «Shop!».
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