Fosse stato figlio di uno dei tanti imprenditori di quell'Italia che non viene mai a galla, nessuno gli avrebbe puntato gli occhi addosso, fin dai primi vagiti. Nessuno avrebbe preteso da lui, e dalla sua eredità genetica, qualcosa di particolarmente impegnativo. Invece per Lapo Elkann, figlio di Margherita Agnelli e del giornalista e scrittore Alain Elkann, nonché e soprattutto, nipote dell'Avvocato, il cursus honorum (e anche dis-honorum) era in qualche modo già tracciato: nascita, non certo casuale a New York nel 1977, studi a Parigi, laurea alla Business School di Londra. Quindi a zonzo nelle aziende di familiari e di parenti prossimi, tipo Piaggio, Danone, Maserati e Ferrari, giusto per fare esperienza. Qualche ideuzza non male, come quella delle felpe con il marchio vintage della Fiat, accompagnate da gadget vari per irriducibili collezionisti, qualche impennata ad uso e consumo dei colleghi gossippari, qualche stellina anzi, qualche Stella Martina, al suo fianco per farlo sembrare un giovane innamorato come tanti altri e poi il buio.
Il buio che può trovare uno con i suoi doveri, i suoi obblighi etc che finisce nel reparto di rianimazione dell'Ospedale Mauriziano di Torino e resta in bilico tra la vita e la morte per aver fanno il pieno di cocaina ed eroina in casa di un transessuale di 57 anni, in arte Patrizia. Era l'11 Ottobre del 2005 e per Lapo Elkann sembrava la fine di tutto. Deriso, insultato, bollato come il nipote «picchiatello», se ne va in Arizona per una terapia e una convalescenza corroborante nella residenza di famiglia a Miami. Torna alla chetichella, perché se si ha un passato così sconcertante da far dimenticare è difficile, ancora più difficile, per uno come lui, trovare un avvenire che ti dia credito. E invece.
Invece ecco che il «picchiatello» che qualche anno prima l'ha combinata grossa (e per questo si è fatto piantare anche dalla Stella Martina, ma quello forse è stato il male minore) comincia a lavorare di genio e di fantasia, dando vita ad una nuova società specializzata nella produzione e vendita di accessori e di abbigliamento: l'Italia Independent. Il primo prodotto realizzato e presentato a Pitti Uomo nel Gennaio del 2007 è un modello di occhiali da sole interamente realizzati in fibra di carbonio dal prezzo appena appena selettivo: 1.007 euro. Una sortita che fece sbellicare dal ridere certi suoi amici come ha voluto ricordare in un'intervista a Panorama Economy Andrea Tessitore, 37 anni, amico di lunga data di Elkann e suo braccio destro nell'avventura imprenditoriale. Solo che gli sfottò sono ritornati al mittente e gli amici, non amici, masticano fiele perché Lapo, lo scavezzacollo, gli unici numeri che sta dando, adesso, sono dieci milioni di euro di giro d'affari e il primo bilancio in utile. Sono i numeri, questi, del gruppo «La Holding», Il 75 per cento fa capo a Lapo, mentre il restante 15 per cento è suddiviso in quote da 5 per cento tra Alberto Fusignani, Giovanni Accongiagioco e Pietro Peligra Oltre a LA-Italia Independent (I-I), la capostipite, partita con gli occhiali e poi allargatasi all'abbigliamento e agli accessori c'è LA Communication-Independent Ideas, factory creativa che realizza campagne di comunicazione mentre lo zoccolo duro del business restano gli occhiali I-I: 40 mila pezzi venduti nel 2010 in 500 negozi di ottica in tutta Italia con listini da 157 euro al paio. Ma dall'ingovernabile fantasia di Lapo è uscito e sta uscendo di tutto: una linea di abbigliamento maschile al 100 per cento made in Italy, il 25 per cento di Care Label, linea di denim di lusso lanciata in collaborazione con lo stilista Leopoldo Durante, il 30 per cento di Sound Identity, specializzata in colonne sonore per spot, eventi il 20 per cento di I-Spirit, che produce vodka made in Italy e persino un diritto di prelazione di Pantofola D'Oro, controllata dalla statunitense Mercurio Capital Partners.
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