Altro che pin-up del volley: sono ragazze d’oro

Forse le olandesi, ieri sera, avrebbero potuto battere la nazionale italiana solamente in un concorso di bellezza. Ma non ne siamo poi nemmeno così tanto sicuri. Belle, ma soprattutto molto brave, con una partita perfetta le azzurre di Barbolini hanno bissato il successo europeo di due anni fa. Olandesi annientate 3 set a zero, un filotto di otto vittorie su otto e solamente due set lasciati alle avversarie in tutto il torneo. Il modo migliore per cancellare la scottatura olimpica, quando le azzurre uscirono ai quarti, eliminate dagli Stati Uniti. «Una delusione del genere può far male o far bene - spiega Eleonora Lo Bianco -: questa sera abbiamo dimostrato di aver saputo reagire».
Nella semifinale contro la Germania, ci aveva pensato Simona «mamma fast» Gioli: 24 punti messi a segno, 1 set vinto in solitudine, e tutte a festeggiare per la finale appena conquistata. Ieri le azzurre hanno vinto nel segno della solidità di squadra, della forza del gruppo. Se un’azzurra vive un momento difficile, la squadra non affonda con lei. È questa la filosofia su cui Barbolini ha costruito il secondo successo europeo consecutivo. Nel primo set ha iniziato la Barazza, ha proseguito la Piccinini, hanno concluso Aguero e Gioli. Risultato: 25-16 e un break di 7 punti, da 16-14 a 23-14, un’accelerazione che avrebbe steso chiunque. Un altro marchio di fabbrica di Barbolini & Co. «Vittoria fantastica - dirà al termine il tecnico -. Vincere è sempre un’impresa, confermarsi lo è ancora di più».
Le orange mettono paura quando gli attacchi arrivano dal centro, un po’ meno quando la palleggiatrice olandese, una delle due sorelle Staelens, prova a sfruttare gli opposti. Dall’altra parte del campo, invece, Eleonora Lo Bianco è una perfetta direttrice di orchestra: una volta è la Barazza dal centro, una volta è la fast della Gioli, un’altra volta sono le schiacciate della Piccinini. L’Italia è un’orchestra perfetta e la sua sinfonia è musica ammaliante per le avversarie. Un po’ come succede nel secondo set quando le azzurre ribaltano il 3-9 iniziale, fino al 18-15, per poi chiudere i giochi lasciando le avversarie a 19 punti.
Praticamente annientata l’avversaria più temibile, l’opposto Flier, reginetta di bellezza oltre che del «salta e schiaccia». Barbolini ha innalzato un muro davanti a lei, Lo Bianco e Gioli respingono ogni suo attacco, e quando nel terzo set l’olandesina, stremata e confusa dalle azzecatissime mosse tattiche di Barbolini, prova il pallonetto la palla fatica persino ad arrivare alla rete. È il segnale della resa definitiva delle olandesi. Perfette in attacco, ogni punto per le olandesi è una fatica infinita, Cardullo è una pallina che rimbalza da ogni parte del campo e salva palloni su palloni. E la frustrazione delle olandesi aumenta dopo ogni azione.

Sotto 19-14, il ct Selinger chiama l’ennesimo time-out ma il suo sguardo è quello rassegnato di uno che ha ormai messo al collo la medaglia d’argento. E l’ace finale di Tay Aguero non fa altro che rendere realtà ogni sua preoccupazione.

Italia-Olanda 3-0 (25-16, 25-19, 25-20). Nella finale per il 3º posto, Polonia-Germania 3-0 (25-16, 25-19, 25-23).

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