Bei tempi quelli del fruttarolo e del ristoratore de Roma. Dico di Massimo Cruciani, negoziante ortofrutticolo all'ingrosso, e di Alvaro Trinca, titolare della trattoria «La Lampara». Erano loro due a gestire il Totonero che portò allo scandalo, il primo colossale scandalo del football italiano. Il pomeriggio del ventitre di marzo del millenovecento ottanta le camionette della polizia e della guardia di finanza andarono a prelevare calciatori e presidenti non a casa ma direttamente negli stadi, davanti a spalti gremiti: Roma, Milano, Genova, Palermo, Pescara, Avellino. La comitiva di dodici persone venne tradotta a Regina Coeli, il giorno dopo il pallone fece 13, Casarsa si costituì e la squadra al gabbio fu completa.
In via della Lungara noi cronisti piazzammo le tende, senza nessuna telecamera al seguito, le emittenti private (canale 5 era in cantiere) nemmeno esistevano nel circondario e nel resto del Paese, nessun plastico del carcere veniva illustrato in prima serata, tutto era affidato alla fantasia e allo scritto, confortati dalle testimonianze e dalle memoria raccolte grazie agli avvocati, casati illustri, Leone, Coppi, Dean e dalle guide del posto. Il padre di Bruno Giordano, uno degli associati, si presentò spontaneamente per spiegarci, da esperto, la mappa di Regina Coeli: «Là ce sta er braccio… qua ce stanno…», fu il nostro tom tom umano per capire che cosa ci fosse al di là del muro. Trent'anni dopo, nel teatro si muovono figure nuove accanto ai calciatori: fruttaroli e ristoratori non ci sono più, Trinca è deceduto, Cruciani non è più il fornitore di arance e meloni per la Santa sede e dunque i tesserati del football non possono usufruire, come ai tempi, di prezzi di favore su carburante e articoli vari del Vaticano.
Oggi sono i professionisti ad occuparsi del settore scommesse, un dentista illustre di Ancona è tra gli arrestati, stavolta toccherà a lui aprire la bocca e gratuitamente, si parla di criminalità organizzata, si sussurra di mafia, di ricatti, di soldi riciclati, agli atti addirittura l'«avvelenamento» di alcuni calciatori e del massaggiatore della Cremonese, intontiti dagli ansiolitici mescolati nei bicchieri di acqua prima di entrare in campo per una partita di campionato contro la Paganese, mica il Barcellona. Si potrebbe pensare, con terrore, al film successivo, di tipo sudamericano: l'assassinio di un calciatore, eliminato con un colpo di pistola, per non aver eseguito gli ordini degli allibratori, secondo usi e costumi del calcio in Colombia. Un salto agghiacciante e miserabile, il doping del potere, il senso dell'impunità confortato dai privilegi di cui godono i calciatori, la fame di denaro proprio in coloro che, già con stipendi mai inferiori, nei casi più marginali, a dieci-venti mila euro netti mensili, potrebbero vivere di rendita ma che, dello stesso denaro, hanno una considerazione vile e un uso volgare.
Non è vero che il sistema si sia intossicato, esisteva, esiste, esisterà, è diventato un fenomeno globale, l'Uefa ha denunciato almeno duecento partite sospette in quasi tutti i Paesi europei, coinvolgendo anche gare di champions e di euroleague; la febbre del betting, della scommessa on line, così come quella del videopoker, ha contagiato il mondo del calcio con una differenza sostanziale: nel football sono i croupiers, cioè i calciatori, a barare, sono loro che decidono dove finirà la pallina, anzi il pallone, nella loro porta o in quella avversaria. Sono loro a regalarci l'illusione e a risvegliarci con la rabbia e la voglia di stracciare le figurine e di buttare via il giocattolo.
In poche ore il circo del calcio ci ha regalato il processo di Napoli con le richieste dei piemme su Moggi, Della Valle e gli altri; l'elezione numero mille di Sepp Blatter alla presidenza della Fifa, tra mazzette, denunce, illazioni; le cinquantamila intercettazioni e l'arresto di
calciatori e dentisti per scommesse clandestine e truffa. E stasera scende in campo la nazionale azzurra. È veramente un bel gioco. Beppe Signori, agli arresti domiciliari, ha chiesto pietà. Ha ragione, fanno tutti pietà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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