nostro inviato a Garlasco (Pavia)
Altra giornata di interrogatori, di amici e vicini, a Garlasco, in cerca del bandolo della matassa per risolvere il giallo della morte di Chiara Poggi. In attesa degli unici elementi che potranno indirizzare le indagini, vale a dire gli esami del Ris dei carabinieri. Intanto escono alcuni dettagli dellinterrogatorio del fidanzato Alberto, unico indagato, che conferma per lennesima volta la sua versione dei fatti e «scarica» le invadenti cugine Cappa. Mentre, giallo nel giallo, sembra che il lunedì 20 gli investigatori abbiano riesumato la salma, per rilevarne le impronte digitali.
A 12 giorni dal delitto insomma, non sembra che gli inquirenti abbiano in mano molto più di un paio di indizi e qualche incongruenza nei racconti di Alberto Stasi, 24 anni, fidanzato di Chiara Poggi, 26 anni. La giovane era stata sorpresa sola lunedì 13 nella sua villetta di via Pascoli 8 e massacrata con quattro colpi di un corpo contundente, mai ritrovato.
Lallarme era stato lanciato da Alberto: laveva cercata al telefono senza ottenere risposta quindi si era recato a casa, trovando il cadavere. Il ragazzo si era poi precipitato dai carabinieri diventando automaticamente lunico sospettato. Lui nel corso di quasi 50 ore di interrogatori però sempre ribadito il suo racconto: «Sono entrato e ho visto una vistosa macchia di sangue sulla sinistra, lho aggirata e mi sono precipitato in salotto da dove arrivava il rumore del televisore acceso. La stanza era vuota e così sono tornato sui miei passi, mi sono affacciato alla porta della cantina e ho visto Chiara stesa bocconi a mezza scala». Nessuna contraddizione, per cui, ammesso e non concesso che sia lui lassassino, è ormai impensabile in un suo futuro cedimento. Come si capisce anche dalle poche dichiarazioni rilasciate fuori dall'ufficio del suo legale, Giovanni Lucido: «Ho detto tutto quello che sapevo e che poteva essere utile per scoprire il colpevole. Non so se mi hanno creduto o no. Io ho detto tutto».
Tuttavia Alberto, nel corso dellinterrogatorio di due giorni fa in Procura a Vigevano, ne ha avuto anche per le cugine di Chiara, Stefania e Paola Cappa, 23 anni, che si sono subito messe sotto i riflettori, arrivando a inventare un fotomontaggio. «Non mi risulta fossero amiche. Ricordo in particolare che quando Stefania si era lasciata con il ragazzo, aveva cercato di avvicinarsi a Chiara, lei però non ne voleva sapere e lha sempre tenuta a distanza». Come a dire se volete informazioni su Chiara non chiedetele a lei. E difatti ieri i carabinieri hanno convocato tutti i conoscenti della vittima, in cerca del più piccolo indizio sulla sua vita.
Le indagini hanno anche segnato un piccolo incidente di percorso. Lunedì 20 infatti, approfittando del giorno di chiusura del piccolo cimitero di Pieve Albignola, gli investigatori hanno fatto riesumare la salma. Sembra avessero dimenticato di rilevarne le impronte digitali, elemento chiave per isolare le tracce «di famiglia» e individuare eventuali impronte lasciate dallassassino. Il particolare non è stato confermato dai carabinieri che continuano a mantenere sulle indagini un riserbo quasi ossessivo, spiegabile solo con la paura di non venire a capo dellinchiesta. Contro Alberto infatti hanno solo un paio di incongruenze: non si è sporcato scarpe e abiti quando si è aggirato per la casa piena di sangue, ha visto «pulito e pallido» il volto della fidanzata, mentre avrebbe dovuto essere una maschera di sangue. Elementi che non reggerebbero una richiesta di rinvio a giudizio. Perciò gli investigatori puntano tutto sugli esami degli specialisti del Ris che hanno prelevato materiale dalle abitazioni dei due fidanzati.
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