Amaro G8, la polizia è indagata e i no global fanno gli onorevoli

da Genova

Haidi Giuliani è senatrice. Francesco Caruso è deputato. Vittorio Agnoletto fa il parlamentare europeo. Gianni De Gennaro l’indagato. C’è solo lo stesso sole di sei anni fa a Genova. Ma tutto il resto è cambiato, tutto è rovesciato. Quello che all’epoca del G8 era il capo della polizia ora è sotto inchiesta. Chi era in piazza a contestare il vertice dei grandi della terra è nella stanza dei bottoni, ma dice di voler riportare indietro l’orologio di sei anni. Vuole «riprendersi Genova» per processare in piazza «la macelleria messicana della polizia» e via accusando. Vuole tornare dove è morto Carlo Giuliani, in quella piazza Alimonda dove stava assaltando una jeep di carabinieri mascherato con un passamontagna e armato di estintore.
L’orologio però è andato avanti. E così ci si arrangia. Lo stadio Carlini, quello che fu il quartier generale del Genoa Social Forum, quello invaso e sfasciato da decine di migliaia di no global, è stato concesso con esplicita autorizzazione del sindaco Marta Vincenzi (che peraltro, fidandosi dei compagni di lotta discontinua, ha comunque chiesto una fideiussione per eventuali danni). In mezzo al prato del campo da calcio c’è una tenda da campeggio e c’è Giuliano Giuliani, il papà di Carlo, l’unico a non essere riuscito a farsi eleggere da qualche parte (neppure in Comune a Genova presentandosi con il simbolo dei Ds), che si aggira da solo, cercando qualcosa da organizzare. I quattro giorni di eventi sarebbero iniziati ieri, con proiezioni di filmati a sorpresa, video mai visti, documentari-verità, dibattiti. La città non se n’è accorta. Sei anni fa, il 19 luglio, aveva già capito l’aria che tirava. Le prime cariche della polizia c’erano già state. I primi cortei avevano già convinto i negozianti a tirare giù le serrande e a scappare.
Era il preludio al 20 luglio. Quello dei black bloc inafferrabili e sfasciatutto, quello della guerriglia in ogni parte di Genova, quello dell’assalto alla zona rossa, dei blindati dei carabinieri dati alle fiamme. E quello di Carlo Giuliani morto in piazza Alimonda. Da quel 20 luglio, ogni anno viene rilanciato l’appuntamento al mondo no global, al popolo dei movimenti. Che ogni anno si ripresenta sempre più assottigliato, sempre più imborghesito. Quello di oggi è il tentativo dell’ultimo colpo di coda. Perché non sarebbe una ricorrenza «tonda», non cadono neppure i dieci anni. Eppure il 20 luglio 2007 è il primo dopo la sostituzione del capo della polizia, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, dopo le prime «confessioni» in aula dei poliziotti cui è improvvisamente tornata la memoria per accusare i colleghi dei pestaggi compiuti. La Genova che interessa non è più quella delle vetrine da sfasciare, delle banche e delle carceri da assaltare, ma quella delle vittorie politiche.
E così oggi in piazza i poliziotti ci saranno, ma con l’ordine di tenersi in disparte, di farsi vedere il meno possibile. La presa della zona rossa stavolta è concordata. Finta. Anche il sindacato Coisp, che aveva annunciato una contromanifestazione di agenti proprio in piazza Alimonda, dopo l’ultimo braccio di ferro con il prefetto Giuseppe Romano, proprio ieri mattina ha fatto un passo indietro e «prenotato» il campo per l’anno prossimo. Da parte loro gli organizzatori, gli ex contestatori, garantiscono un servizio d’ordine interno, promettono di fare i bravi e di essere in pochi. Detto da chi di solito contesta i dati ufficiali della questura, saranno solo «qualche centinaio». E alla fine la maggioranza di loro sarà a Genova anche per altri motivi.

Come tutti i dirigenti della «Sinistra europea», quel nuovo gruppone che va da Rifondazione a ben undici «reti nazionali di movimenti associativi» e che domani ha fissato proprio a Genova la sua prima assemblea nazionale con l’annunciata presenza di circa duecento delegati. Pronti a partecipare alle manifestazioni dell’anniversario come ai lavori del partito.
A Genova oggi sarà come sei anni fa. Ma gli unici sicuri della previsione sono solo i meteorologi.

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