Ambulanti in piazza, questa volta per protesta

Ambulanti in piazza. Ma stavolta per protesta. Hanno mobilitato i loro furgoni carichi di merce, hanno issato su gli striscioni, hanno gridato alle finestre dell’assessore al Commercio capitolino, Gaetano Rizzo, in via dei Cerchi. Finché Rizzo non li ha ricevuti promettendo loro un nuovo incontro, per il 29 di questo mese, insieme con Francesco De Angelis, l’assessore alla Piccola e media impresa della Regione Lazio. Sul tavolo della trattativa l’annosa questione del rilascio delle licenze per i posti «a rotazione» e nei mercati rionali.
Una querelle senza fine in termini burocratici, un incubo che si materializza con posti di lavoro e attività chiuse per disperazione da decine e decine di venditori di Roma e dintorni. «Siamo 4.600 nella capitale, più di 11mila in tutta la regione - spiega Antonio Panunzi, presidente dell’Aca, Associazione culturale ambulanti, che ne rappresenta 460 -. Siamo costretti a litigarci i posti liberi, a lavorare un paio di giorni alla settimana pur pagando tasse per 365. Motivo? Il Campidoglio non rilascia licenze da anni e l’offerta è satura. Chi si mette in testa di aprire un banco, allora, chiede l’autorizzazione “itinerante” in un comune limitrofo, poi viene a Roma dove ingolfa ancora di più una situazione esasperata. Io faccio l’ambulante dall’84 - continua - lavoro il mercoledì e il venerdì a Torrespaccata. Ho visto colleghi e amici sprofondare nel baratro perché costretti alle briciole. Se uno è itinerante.

poi, non può comunque allestire la postazione che trova libera fino alle 8.30. Insomma, anche questo dopo avere atteso magari dall’alba sarà obbligato a tornarsene a casa se si presenta al suo posto l’ assegnatario. È una giungla in cui i lavoratori onesti restano imbrigliati».

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