America in lutto E per i funerali Obama rinvia la visita a Tokio

Ha rinviato di un giorno la partenza per il Giappone, a causa della strage di Fort Hood, nella quale hanno perso la vita tredici militari americani. Ma ieri Barack Obama non ha perso il suo ottimismo e nel tradizionale discorso del sabato mattina alla radio, dopo aver ricordato la drammaticità dell’evento - la tragedia «è stata una delle più devastanti perpetrate contro una base americana» - ha sottolineato come la stessa tragedia «ha anche mostrato il meglio dell’America». «Così come abbiamo visto il peggio della natura umana, abbiamo anche visto il meglio dell’America», ha detto il presidente americano al Paese.
Gli americani hanno visto soldati e civili precipitarsi ad aiutare i feriti, strappare i vestiti crivellati dai colpi di arma da fuoco per medicarli, improvvisare lacci per bloccare il sangue e aprire il fuoco nonostante fossero loro stessi feriti, ha aggiunto Obama. E in effetti almeno un centinaio di colpi sono stati sparati nei minuti in cui il maggiore Nidal Malik Hasan, 39 anni, ha aperto il fuoco. E non è escluso che per fermarlo qualche militare abbia colpito dei commilitoni. «Tutte le indicazioni in nostro possesso sembrano indicare che non ci sia un caso di fuoco amico - ha detto il colonnello John Rossi - ma sarà l’inchiesta, che vogliamo completa e trasparente fino in fondo, a indicarlo».

Sull’attacco all’interno della più grande base americana Obama vuole capire di più, come tutto il Paese. Per questo il presidente ha incontrato il direttore dell’Fbi Robert Mueller, il ministro della Difesa Robert Gates e altri responsabili nel tentativo di approfondire cosa ci possa essere all’origine della sparatoria.

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