Americas' Cup, si regata in tribunale

Nessun accordo fra Alinghi e Bmw Oracle sulla data del trofeo: deciderà il giudice americano. E' polemica. Bertarelli contro Allison: vuol vincere a tavolino. Il "mascalzone" Onorato: Oracle coraggiosa, siamo con loro, vogliono salvare la Coppa America. Costa Smeralda: tre mondiali di vela

Americas' Cup, si regata in tribunale

Roma - Il Defender dell’Americàs Cup, Alinghi, tornerà davanti alla Corte Suprema di New York per cercare di superare l’impasse sulle date dell’evento. "Nel tentativo di accelerare il processo di ritorno in acqua della America's Cup ed essendosi trovata di fronte ad un vero e proprio muro da parte del Golden Gate Yacht Club, la Sociètè Nautique de Genève ha deciso di rivolgersi al giudice Cahn per la determinazione delle date dell’evento, come peraltro contemplato nella ordinanza stessa del giudice emessa in data 19 marzo 2008", scrive Alinghi in una nota.

Al posto delle vele carte bollate Bmw-Oracle vuol disputare la Coppa America a partire dal prossimo ottobre, mentre gli svizzeri dicono di non essere pronti (non c'è nemmeno barca in cantiere) e chiedono di regatare nel 2009. Così il circus (che assoniglia tanto alla Formula Uno, ormai, in fatto di polemiche) è nelle mani del giudice americano.

Vertice fra i team a vuoto Il defender si era seduto al tavolo con Bmw-Oracle per cercare di trovare una soluzione, cosa che non è avvenuta. "Questa decisione arriva dopo una riunione infruttuosa che si è tenuta mercoledì tra i rappresentanti di Sng e del Ggyc. Alinghi insomma, chiede che sia il giudice a stabilire una data che "rispetti il periodo di 10 mesi sancito dal Deed of Gift e che tenga conto del fatto che il Ggyc aveva concordato sul fatto che questo periodo sarebbe rimasto sospeso fino a quando il procedimento penale fosse stato in corso davanti alla corte".

Bertarelli: Allison vuol vincere a tavolino "Larry Ellison vuole l’America's Cup, ma non sembra essere preparato a vincerla sull’acqua". Tuona così Ernesto Bertarelli, presidente di Alinghi, dopo il mancato accordo. "Con la strategia messa in atto fino ad ora, lui ha già eliminato di fatto 12 sfidanti regolarmente iscritti all’evento e distrutto i programmi per una manifestazione nel 2009 a Valencia che avrebbe visto la partecipazione di diversi sfidanti. Un risultato che il GGYC non è mai riuscito a raggiungere sull’acqua. Ora Larry Ellison cerca di vincere l’Americàs Cup a tavolino attraverso una strategia legale piuttosto che affrontare Alinghi in mare". I due team dovranno sfidarsi con dei catamarani ma il defender vuole maggiore tempo per prepararsi. "Il GGYC continua ad ingannare la Sng: lui ha concordato sul fatto che il periodo di 10 mesi fosse sospeso durante tutta la durata del procedimento legale, e tuttavia ora continua a forzare la mano -a ggiunge Bertarelli - per costringerci a regatare in un periodo di tempo che non consentirebbe a Sngdi preparare la sua difesa o un evento che possa soddisfare i canoni della Coppa".

Onorato: Oracle coraggiosa, vuol salvare l'America's Cup "La Coppa America in tribunale è stata, di fatto, portata da Alinghi, con il suo protocollo infamante per lo sport. Il ricorso di Oracle va considerato una coraggiosa operazione di salvataggio del più antico trofeo sportivo che la storia ricordi". Lo scrive in una lettera aperta Vincenzo Onorato, patron di Mascalzone Latino. "È per questo che noi di Mascalzone Latino lo abbiamo appoggiato con il nostro 'amicus brief', presso la Corte Suprema di New York. La difesa mediatica di Alinghi è stata quella di dire che gli altri challenger, incluso Team New Zealand, avevano di buon grado accettato il protocollo".

Secondo Onorato "tutto il problema nasce dal protocollo redatto da Alinghi per la XXXIIIma edizione presentato al termine delle regate di Valencia, nel luglio 2007. Questa affermazione sembra di una banalità esiziale ma, con il trascorrere dei mesi, mi sono sempre più convinto che sono veramente pochi, anche fra i giornalisti 'specializzati', quelli che ne hanno letto integralmente il testo. Chi lo ha fatto con un minimo di attenzione se provvisto di senso dell’humor, non potrà non aver sorriso perchè ci si è trovati di fronte ad un testo, che pur avrebbe dovuto regolare una competizione, nel quale il senso della sportività è totalmente assente. Alinghi si arrogava il diritto di scegliere a suo insindacabile giudizio i giudici di regata, il comitato, gli umpires e gli stazzatori, di volerli addirittura come suoi dipendenti. In sintesi di dettare unilateralmente le regole del gioco". "Alinghi, sempre a suo insindacabile giudizio, si arrogava il diritto di accettare una sfida o di penalizzare un concorrente. Vi è stato chi aveva colto tutto questo subito: se ne sono accorti sette team che, pochi giorni dopo la presentazione del protocollo - aggiunge Onorato- , hanno sottoscritto una lettera di contestazione (Oracle, Mascalzone Latino, Team New Zealand, Germany, Victory, K-Challenge e Luna Rossa). E se ne era accorto anche lo storico sponsor delle challenger selection series, Louis Vuitton che, con un comunicato, il 13 luglio 2007 aveva annunciato il suo ritiro motivato proprio dal fatto di non condividere l’impostazione".

"Alinghi vuol controllare la Coppa" L'atto di accusa di Onorato è duro. "A sottolineare il totale disprezzo del rispetto del ruolo di 'fiduciario' sancito dal Deed of gift (il documento da cui trae origine l’impianto normativo dell’evento) Alinghi aveva eletto a 'Challenger of record' il Club Nàutico Espanol de Vela, uno yacht club inesistente, senza storia nè soci, uno sleeping partner che avrebbe dovuto consentire un totale ed incondizionato dominio sulla manifestazione. L’apparato di Alinghi ha ben lavorato, all’indomani del ricorso di Oracle alla Corte Suprema di New York, nel gridare allo scandalo - scrive nella lettera il patron di Mascalzone Latino - e nel presentarsi al mondo intero da povera vittima che era stata attaccata dall’orso americano che aveva bloccato, di fatto, l’evento, trascinandolo in tribunale2. Secondo Onorato "oggi, dopo la denuncia di Team New Zealand, viene alla luce quello che già tutti noi sapevamo: Alinghi ha sfruttato la posizione di estrema debolezza economica della maggior parte dei team per soggiogarli al suo potere. A Team New Zealand aveva promesso denaro, gli aveva risparmiato la tassa d’iscrizione e aveva addirittura opzionato la base di Oracle a Valencia! In sintesi il piano di Alinghi era quello di governare la Coppa ed i suoi sfidanti in modo di garantire alla sua creatura, l’America's Cup Management, il totale controllo economico dell’evento. A nulla valgono, a questo proposito, i commenti laconici di Alinghi che ricordano come, in passato, sono stati gli americani a creare la cultura del privilegio del difensore".

La proposta Nella lunga lettera, Onorato spiega poi quale potrebbe essere la ricetta per salvare la Coppa America. La ricetta per salvare la Coppa America è semplice secondo Onorato. "Sarebbe auspicabile utilizzare ancora le barche dell’ultima edizione per tre buoni motivi:
1 - Contenere i costi in un momento in cui i team lottano per sopravvivere. Dovrebbe poter essere consentito costruire una sola barca dell’ultima generazione.
2 - La flotta esistente consentirebbe di avere un evento a tempi brevi, senza grandi sforzi economici ed organizzativi e lascerebbe il tempo utile per studiare la nuova classe A.C.90 per la trentacinquesima edizione.
3 - Last but not least, l’aspetto sportivo: chi è velista sa che le regate sono belle quando sono tirate. Le barche dell’ultima edizione avevano velocità molto simili e la cosa più bella dell’ultima edizione è stata quella che abbiamo assistito a delle regate combattute e spettacolari, vogliamo rinunciarci?". "Io personalmente sto facendo dei grossi sacrifici economici personali per tenere in piedi un’organizzazione che ci consenta di correre la prossima Coppa America con dignità e sportività. Sono profondamente addolorato per quello che è successo a questo evento, ma sono un marinaio e nella mia vita di velista ci sono anche e soprattutto il Farr 40, il M 30, l’R.C.

44 e ora anche il Melges 32. Molti hanno perso il senso del divertimento dell’andare in barca a vela - o forse non l’hanno mai avuto? Ecco, - conclude Onorato - secondo me bisognerebbe ripartire da quello...Buon vento a tutti".

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