Amianto, un dossier accusa la Regione

Per la Regione arriva l’ennesima bocciatura. A tirare fuori il cartellino rosso questa volta è il movimento ecologista Fare Ambiente che accusa la giunta di centrosinistra di sottovalutare l’emergenza amianto che nel Lazio sarebbe responsabile della morte di 50-60 persone l’anno. Numeri approssimati per difetto, considerate le numerose morti silenziose, dovute all’inconsapevole a contatto con la sostanza-killer (soprattutto quando si sfalda), che si registrano nel territorio regionale. Di quale colpa si sarebbe macchiata la Regione? A spiegarlo è il coordinatore locale di Fare Ambiente, Piergiorgio Benvenuti, che ha messo a punto un dossier dal titolo “Amianto, cosa stiamo facendo”: «L’operato dell’amministrazione Marrazzo presenta diverse lacune. La radiografia sulla presenza dell’amianto, datata ottobre 2009 e finanziata dal ministero dell’Ambiente con 280mila euro, è parziale, in quanto riguarda solo gli edifici pubblici, calcolati in 803, senza sapere se si fa riferimento anche a scuole o asili nido».
«Nella rilevazione fornita dalla Regione mancano tutte le altre tipologie edilizie - aggiunge l’esponente ecologista - e le discariche abusive molto numerose nel territorio regionale, comprese quelle esistenti in alcune riserve naturali». È il caso di sottolineare che in una città come Roma, che ebbe il boom edilizio negli Anni ’60, l’incidenza dell’amianto sugli edifici privati è più alta di altre zone d’Italia e chi lo ha respirato nella fascia d’età tra i 15 e i 40 anni presenta seri rischi epidemiologici. Ecco perché sarebbe opportuno, come chiesto da Fare Ambiente, mappare anche le abitazioni private oltre che gli uffici pubblici e creare un osservatorio regionale ad hoc che monitori di continuo la situazione. Un’altra delle pecche che il movimento ecologista addebita alla Regione è quella relativa alla mancanza di un programma di interventi per eliminare la sostanza cancerogena. «Anche se abbiamo chiesto più volte incontri e tavoli di confronto, non ci è stata fornita alcuna notizia su un piano di messa in sicurezza - sottolinea Benvenuti - Come risposta solo un assordante silenzio e porte chiuse in faccia, tanto da dover realizzare sit-in, manifestazioni e raccolte di firme». La presentazione del dossier, realizzato da Fare Ambiente in collaborazione con l’Associazione nazionale italiana medicina e consumo, ha rappresentato l’occasione non solo per tirare le orecchie alla Regione ma anche per avanzare proposte concrete. La principale di queste è la trasformazione dei tetti di amianto in pannelli fotovoltaici che con il ricorso a finanziamenti pubblici a fondo perduto, avrebbe il vantaggio di essere a costo zero e porterebbe benefici alla collettività.

Fare Ambiente ha poi messo a disposizione di chiunque voglia segnalare siti pericolosi, lo sportello “Sos amianto”, utilizzabile cliccando il sito del coordinamento regionale del movimento ecologista: «Già sono arrivate le prime segnalazioni provenienti da diverse zone della città come Magliana, Portuense, Ostia e anche dai centri dell’hinterland.

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