Gli amici delle Br all’Aquila Ultimo sfregio a D’Antona

da Milano

Non servono più obsoleti e clandestini volantini. Per fare i rivoluzionari basta cliccare sul mouse, là dove il confine con la legalità si fa sempre più sottile, e i volti e le idee diventano un semplice, anonimo, numero «Ip».
Anche i terroristi, e i loro amici, si sono adeguati. Il palmare di Nadia Desdemona Lioce è costato a lei e a trequarti delle nuove Br la galera, ma non per questo la propaganda rivoluzionaria ha smesso di cercar proseliti in «Rete». Funziona benissimo, e le probabilità di impunità sono ottime.
Esattamente otto anni fa moriva, sotto il fuoco vigliacco della palingenesi brigatista, il giuslavorista Massimo D’Antona. Docente di Diritto del lavoro, prestato alla politica, stava andando nel suo studio romano quando gli spararono. E oggi - mentre nell’anniversario di quel delitto, il presidente della Repubblica Napolitano chiede di «spezzare, una volta per tutte, la spirale terroristica» -, ecco spuntare dal sottobosco di quell’antagonismo spesso preludio di violenza, la «solidarietà ai compagni arrestati».
È una vera e propria campagna filo Br quella lanciata su Internet in questi giorni da una serie di organizzazioni della galassia rivoluzionaria. Una costellazione di gruppi e gruppetti, centri sociali e liberi «pensatori» che ora chiamano i compagni alla mobilitazione. Tutti in piazza, a l’Aquila, dove è detenuta l’irriducibile Nadia Desdemona, «prigioniera comunista», per protestare contro il «41 bis», ovvero il carcere duro. Un tam tam informatico che rimbalza da «Soccorso rosso» (nome dell’associazione legata all’Internazionale Comunista fondata nel 1922 per fornire supporto ai prigionieri comunisti e alle loro famiglie), e prosegue coi «Carc» (Partito dei comitati d’appoggio alla resistenza), fino ad arrivare al movimento «Ora di Liberarsi dalle Galere (Olga) o all’«Associazione solidarietà e parenti e amici degli arrestati». Appuntamento per il 3 giugno, mentre già si vocifera di un’altra grande manifestazione da tenersi in Spagna.
«Il carcere dell’Aquila - recita un comunicato sul sito www.informa-azione.info - gioca un ruolo importante nella catena della tortura e dell’isolamento. Dei 160 prigionieri rinchiusi, ben 130 vengono sottoposti al 41bis, tra cui Nadia Lioce».
Tutto ciò mentre dal carcere i brigatisti rinchiusi scrivono «che la solidarietà verso i prigionieri rivoluzionari è un terreno di lotta importante per l’internazionalismo proletario... E che «i prigionieri rivoluzionari sono ostaggi nelle mani della borghesia imperialista».


Olga D’Antona, vedova del giuslavorista e deputata Ds, dopo aver detto: «Non provo rancore per gli assassini di mio marito, è come se non fossero all’altezza del mio odio» ora aggiusta il tiro. «Mi preoccupa molto, perché finché sono gruppi isolati è più facile contrastarli, quando s’allarga l’area di consenso la situazione diventa preoccupante». Gli Anni di piombo non sono finiti.

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