Politica

Ammazza la ex con 10 coltellate e poi fa «harakiri» per strada

La vittima, un’impiegata di 30 anni, non voleva più saperne. Lui è in prognosi riservata

Marco Pirola

da Trezzo d’Adda (Milano)

Passione, sangue, follia a Trezzo d'Adda. Come in un film dell'orrore i fotogrammi della scena scorrono veloci e terribili: gli spettatori attoniti sgranano gli occhi impotenti davanti al sangue e alla paura. Ma non è una fiction. È la realtà, l'ennesima di morte in zona. Un uomo, un folle che urla e che insegue con un coltello l’ex fidanzata. In ufficio tra i colleghi. E ancora lungo il corridoio, nell'atrio fin in mezzo alla strada. Con altre persone che assistono alla tragedia. Muti. Senza fiato. Immobilizzati davanti al sangue e alla fredda determinazione dell'innamorato respinto in preda alla follia. Sull'asfalto rimane una brava ragazza la cui unica colpa è stata quella di essersi innamorata dell'uomo sbagliato e di aver voluto chiudere la relazione.
Dieci coltellate all'addome, al collo, al viso. Tre mortali. Così è finita la vita di una ragazza qualunque della Brianza operosa. Stimata da tutti, benvoluta, tutta casa, chiesa e oratorio. Leonora Brambilla, 30 anni, residente a Mezzago, è stata assassinata ieri mattina a Trezzo d'Adda, in provincia di Milano, in via Guido Rossa, proprio davanti all'ufficio dove lavorava. Ad ammazzarla è stato Giuseppe Zabatino, operaio trentenne che con la vittima aveva avuto una relazione sentimentale burrascosa interrotta però da quasi un anno.
L'uomo non si era mai rassegnato all'idea della separazione dalla fidanzata e ieri ha studiato il «finale» in maniera da non lasciare scampo alla vittima. Dalla sua casa di Cinisello Balsamo si è recato sul luogo di lavoro della donna con l'intenzione di ucciderla. Era armato di un lungo coltello.
Il primo contatto tra i due è avvenuto all'interno dell'ufficio dell'Apa-Confartigianato in via Guido Rossa a Trezzo. Un chiarimento impossibile tra i due ex avvenuto tra impiegati e clienti attoniti che affollavano le stanze alle 8 e 30 di ieri. Leonora ha invitato l'aggressore a continuare la discussione in strada, ma lui non ne ha voluto saperne. Allora è fuggita presagendo il peggio anche perché la furia di Zabatino aumentava con il passare del tempo.
Una corsa disperata, inutile verso la salvezza con grida di aiuto altrettanto disperate. Non c'è stata possibilità di darle soccorso. Un coltello comparso nelle mani dell'uomo e poi i fendenti. Uno dopo l'altro. Otto in tutto. Sangue dappertutto e quella ragazza che esce dall'ufficio urlando e implorando aiuto. Zabatino si mette al suo inseguimento e la raggiunge sul marciapiede. Altre due coltellate. Mortali. Un attimo soltanto con l'arma grondante di sangue in mano e lo sguardo verso Leonora stesa a terra nel suo sangue. L'uomo impugna a due mani il coltello, lo rivolge contro se stesso e vibra alcuni colpi all'addome cercando di farla finita Un tentativo di harakiri «liberatorio» che non produce risultati. Zabatino cade a terra e così lo trovano i carabinieri di Trezzo arrivati sul posto chiamati dai colleghi della vittima. Ora l'assassino è ricoverato in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. È piantonato dai carabinieri all'ospedale San Gerardo di Monza dove è stato trasportato con un'eliambulanza.
La vittima lavorava per l'Apa Confartigianato negli uffici di Vimercate a parte il mercoledì, quando era di turno nella sede distaccata di Trezzo sull'Adda sempre come impiegata nel settore della consulenza fiscale.

Leonora Brambilla era molto conosciuta in zona ed era cugina di Enrico Brambilla, primo cittadino di Vimercate.

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