Per ammazzare un uomo riducono in fin di vita un bimbo

CrotoneEra andato a trascorrere una serata in compagnia del padre, per fargli compagnia, ma soprattutto per giocare a quello che da sempre è il suo sport. Il calcio. Un pallone da prendere a calci.
Cosi Domenico, l’altra sera, è andato con il padre su un campetto di periferia dove un gruppetto di amici si ritrova spesso per trascorrere qualche ora spensierata. Non poteva immaginare che quella serata di gioco, di divertimento potesse diventare una notte da tregenda.
Sono da poche trascorse le 22 quando mentre i dodici amici si sfidano sul campo di calcetto di località «Margherita», alla periferia sud di Crotone. Improvvisamente dei colpi secchi, pesanti. Ma non sono petardi. Ed ecco a uno a uno i giocatori cadere a terra come birilli. Colpiti in varie parti del corpo. Sono nove, alla fine, i feriti, centrati dai pallini di un fucile. Uno di questi Gabriele Marrazzo, di 35 anni, incensurato, appena rientrato dopo una vita da immigrato in Germania, è morto all’istante, altri otto respirano ancora. Forse era proprio lui il vero obbiettivo. Ma il più grave è lui, Domenico, undici anni, che era andato a giocare a pallone con il suo papà che ieri è rimasto per tutto il giorno dietro la porta del reparto di rianimazione dell’Ospedale «Pugliese» di Catanzaro dove il ragazzino è stato trasferito nella notte per essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico. È stato colpito alla testa, ora lotta tra la vita e la morte e anche se sopravvivesse i danni potrebbero essere irreparabili.
Non aveva la forza di parlare, il papà di Domenico. È stato lo zio del bambino che davanti ai microfoni ha urlato disperato: «Non c’è niente da fare».
Col passare delle ore, intanto, prende sempre più corpo l'ipotesi che dietro questa follia vi possa essere la mano della criminalità. Una possibilità, che almeno all’inizio Squadra mobile e carabinieri avevano escluso, per le modalità dell’agguato. Si pensava a una vendetta, al gesto di un folle impazzito di rabbia. Potrebbe non essere così. Gli esiti dei primi rilievi fatti sul campo di calcetto dove è avvenuta la mattanza, sembrano disegnare uno scenario diverso da quello apparso in un primo momento. A cominciare dal tipo d'arma usata. Le cartucce del fucile, infatti, erano caricate a pallettoni, quelle usate negli agguati mafiosi. Gli investigatori della polizia, dunque, stanno concentrando le indagini sulla personalità della vittima. Marrazzo nel 1996, prima di emigrare in Germania, era stato arrestato dai carabinieri di Crotone che lo avevano trovato in possesso di un caricatore per pistola e alcuni proiettili. I suoi problemi con la giustizia italiana si limitavano a questo, anche se nel periodo tedesco era stato nuovamente arrestato e condannato per il furto di un’auto. Un precedente che non può giustificare la pioggia di fuoco che si è abbattuta su di lui e su chi gli stava vicino.
Adesso le indagini mirano a chiarire le frequentazioni dell'uomo e a verificare se potesse avere contatti con esponenti della criminalità organizzata crotonese.

Inoltre, sono in corso accertamenti per chiarire se Marrazzo, che dovrebbe essere l’obbiettivo del killer, dopo essere tornato dalla Germania o anche prima, potesse avere avuto contrasti con qualcuno che avrebbe poi deciso di vendicarsi.
Al momento l'unico elemento certo è che a sparare sia stata una sola arma, anche se gli investigatori ritengono che chi la imbracciava non fosse solo.

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