«Amo Bach ma Miles Davis mi ha stregato»

È un mago del violoncello; ha lavorato con Muti, Abbado, Whun-Chung, Pollini ma - da artista curioso - anche con Uri Caine, Paolo Fresu, Capossela. Mario Brunello è artista «classico» ma poliedrico anche se il suo grande amore è Bach (è considerato uno dei suoi massimi interpreti) cui ha da poco reso omaggio con lo splendido triplo cd Sei suites a violoncello solo senza basso. Ora prepara i festeggiamenti «per i miei 50 anni» con concerti alla Scala, a Londra (entrambi con Valery Gergiev) e a San Francisco, intanto sabato prossimo riceverà a Gargagnago, in provincia di Verona, il «premio Masi per la Civiltà Veneta», assegnato in passato a personaggi della cultura ma raramente a musicisti (Sinopoli nel 2000).
Bach è il suo amore dichiarato.
«Lo amo talmente tanto che ci ho messo 15 anni ad incidere questi cd. Fino ad ora l’ho rivisitato sempre dal vivo, con il conforto del pubblico. Poi è arrivato il momento di mettere su disco la sua musica con tutti i suoi misteri. Io vivo Bach tra il dire e il non dire, per consentire a chi interpreta e a chi ascolta di avere la sua visione personale».
Lei, artista classico per definizione, ha lavorato con Caine e Capossela, quindi è aperto agli altri generi.
«Non sono interessato a contaminare né a essere contaminato, ma mi interessano linguaggi diversi dal mio ma di identico spessore colturale come quelli di Uri Caine e Vinicio Capossela che è un genialoide dotato di una fantasia meravigliosa».
Uri Caine è un grande improvvisatore, cosa vi unisce?
«Innanzitutto l’amore per Bach. Apprezzo gli improvvisatori come Caine la loro libertà, trasformata in arte, nell’usare il suono».
Quali artisti l’hanno colpita in particolare?
«Se dicessi Miles Davis? Ascoltando il suo ultimo concerto italiano ho scoperto come un artista possa stravolgere l’animo dell’ascoltatore destrutturando a proprio piacere la frase musicale. Io, nato con la perfezione estetica, ho scoperto un linguaggio che mi ha colpito».
E il rock?
«Mi piace, ma la troppa spettacolarità lo penalizza».


Lei ora alleva una fucina di talenti.
«Insegnare mi rubava troppo tempo, così ho acquistato l’ex laboratorio di un fabbro dall’acustica meravigliosa, dove tengo le mie masterclass e organizzo eventi senza stare lontano dalla famiglia».

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