Amore e Vita connubio indissolubile

Amore e Vita connubio indissolubile

Ruggero Guarini

Ora che il Papa ci ha ricordato che il cristianesimo non ha affatto distrutto l’eros e il desiderio, ma li ha ricompresi e onorati all’interno di un discorso in cui «l’amore bramoso e l’amore oblativo non si lasciano mai separare completamente», non sarà del tutto fuori luogo interpellare, sull’argomento, anche la signora Afrodite. Per chiederle, magari, se queste parole potranno aiutarci a illuminare meglio quella faccenda delle procreazioni assistite che anche per lei, come per il Papa, è un penosissimo cruccio.
Bisogna infatti sapere che alla signorina Afrodite nulla sembra disgustoso come quelle macchinose procedure che oggi ci permettono di far figli a qualsiasi prezzo: anche a costo di infrangere, schernire e sfigurare quelle che per lei sono le sacre leggi della natura.
Già: chissà quale ribrezzo faranno a quella gloriosa sgualdrina celeste quelle ridicole confricazioni di ovociti e spermatozoi che squadre di orrendi guardoni in camice in bianco, dopo averli estirpati chissà come dai grembi di uomini e donne che a volte neanche si conoscono fra loro, fanno accoppiare nei loro spettrali alambicchi...
Questi naturalmente sembreranno i disgusti di una schizzinosa libertina. La quale, tuttavia, potrebbe sostenere a buon diritto che la sua lascivia fu sempre legata intimamente all’amore. Desiderio, amplesso, voluttà, concepimento, nascita: questi per lei sono anelli di un sola e medesima collana: la collana, appunto, dell’Amore e della Vita. Che lei ha sempre onorato incitando (come splendidamente riferì Lucrezio) incitando tutti gli animali della terra, del mare e del cielo, a non spezzarla mai. Ossia a riprodursi accoppiandosi un po’ dovunque: sui monti, fra le onde e sulle rive; sui prati, sugli alberi e sugli scogli; nei campi, fra le nubi e sottoterra. E permettendo ai mortali di farlo al chiuso e all’aperto, a letto e in automobile, in treno e persino in astronave. Mai però in quelle fialette dove i poveri gameti sono indotti e fottichiare, senza nessun diletto, davanti a sciami di sanitari! Questo le sembra infatti non soltanto ripugnante ma persino delittuoso. Giacché considera un crimine far venire al mondo dei bambini che un giorno apprenderanno di esser nati non da un abbraccio amoroso, colmo di eros e di desiderio, ma da un’asettica copula in vitro.
Ovviamente sembrerà strano che una sfrontata puttana pagana osi giudicare empia una pratica che oggi anche tanti cristiani ritengono legittima e persino santa, giacché non solo giova potentemente alla causa della specie concedendo una progenie anche alle coppie altrimenti votate a un’umiliante sterilità, ma altresì permette loro di procurarsela con procedimenti assolutamente casti. Ma forse la cosa stupirebbe meno se si tornasse a leggere qualcuno dei tanti poeti greci e latini, certamente ben noti anche al Papa, che cantarono le sue imprese.

Incominciando magari coi celebri versi che le dedicò il già ricordato Lucrezio: quelli con cui quel suo fan, proprio all’inizio del suo poema sulla Natura, mostrando come il soffio amoroso di Afrodite imponga a tutti i viventi di riprodursi accoppiandosi, esaltò l’eros come la forza divina che allaccia alla voluptas tutti i momenti e gli aspetti del sacro mistero della vita.
guarini.r@virgilio.it

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