Anagrafe, il valzer delle poltrone

Claudia Passa

Per i romani all’estero la possibilità di votare alle prossime elezioni si fa ogni giorno più flebile. E negli uffici capitolini la denuncia del Giornale sui ritardi cronici nell’aggiornamento dell’Aire (il registro anagrafico degli italiani oltreconfine), documentati con cifre a tre zeri in un’interrogazione di Bruno Prestagiovanni (An), ha provocato un piccolo terremoto. Anche perché mentre il Comune si arrovella a cercare una soluzione per smaltire gli enormi arretrati, dagli archivi spuntano due determinazioni dirigenziali che tra il 2000 e il 2002 disponevano lo stanziamento di diverse centinaia di migliaia di euro proprio per lo smaltimento delle pratiche Aire.
Nel 2000, in vista delle elezioni in calendario per l’anno successivo, il Campidoglio stanziava oltre 90mila euro (92.962,24) «per la definizione ed il perfezionamento della posizione elettorale dei connazionali residenti all’estero iscritti all’Aire». Due anni dopo, in seguito all’annuncio dei referendum-2003, alla lavorazione degli arretrati veniva destinato previsionalmente circa un altro milione di euro sulla base di un articolato progetto di produttività. Oggi, secondo i dati forniti da Prestagiovanni (e mai smentiti) sono circa 70mila i romani all’estero che pur avendo inoltrato regolarmente la propria domanda tramite consolati e ambasciate di tutto il mondo rischiano di non poter votare perché i faldoni giacciono a mangiar polvere negli uffici dell’anagrafe.
La scadenza prevista per l’ammissione al voto dei nostri connazionali che si trovano oltreconfine è fissata al prossimo 20 febbraio. E farcela sarà davvero un miracolo, perché anziché agevolare il regolare svolgimento del lavoro d’ufficio e incentivarne l’incremento per smaltire le decine di migliaia di pratiche accatastate, il Comune di Roma non ha trovato di meglio da fare, negli ultimi giorni, che rimuovere la nuova dirigente dell’ufficio Anagrafe nominata da una settimana o poco più. La quale, secondo autorevoli fonti, all’indomani della denuncia del Giornale aveva svolto immediate verifiche e avviato, di concerto con le organizzazioni sindacali, la predisposizione di un piano di lavoro per colmare in fretta le troppe falle del registro Aire e consentire ai romani all’estero di poter partecipare alle competizioni elettorali della prossima primavera.
La dirigente non ne ha avuto il tempo. Come testimonia l’infuocato carteggio prodotto dalle Rsu e inoltrato a tutte le autorità capitoline e finanche al prefetto Achille Serra, i due avvicendamenti sono avvenuti a strettissimo giro di posta. «Considerato che il primo provvedimento - scrivono le Rsu - poteva essere interpretato nel senso di un cambiamento, tra l’altro accolto con favore da tutti i lavoratori, e che il secondo atto amministrativo (la repentina revoca della funzionaria, ndr) non trova alcuna giustificazione né nel metodo, né nel merito, (...) la condotta denunciata contribuisce a creare una situazione di incertezza e di disagio in cui i lavoratori appaiono visibilmente frastornati».
Sulle ragioni del valzer di poltrone, non è dato sapere anche se i sindacati (autonomi e confederali) parlano all’unisono di «una condotta dell’amministrazione che crea confusione in una situazione di per sé caotica, pagata a caro prezzo dai lavoratori». E Prestagiovanni manifesta preoccupazione «perché anziché dare impulso per eliminare i problemi, il Campidoglio a distanza di una settimana inopinatamente rimuove un dirigente che mi risulta avesse già avviato le procedure per la soluzione del pasticcio Aire - spiega -. Una rimozione disposta senza dare alcuna spiegazione, e che sembrerebbe punitiva verso una persona che invece a nostro avviso non lo merita.

Non vorremmo - dice il consigliere di An - che invece questo atteggiamento celasse una manovra di natura politica da parte di Veltroni e della sua maggioranza, rispetto alla quale sarebbe necessaria una presa di posizione chiara da parte dell’assessore competente Hermanin».

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