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Anarchici, allarme rosso per un anniversario

«Proteggere le linee ferroviarie, tutti gli svincoli, gli scali? È praticamente impossibile. Certo che i controlli sono rafforzati, quella è una prassi. Ma dobbiamo renderci conto che ci aspettano tempi duri sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico: il movimento «No Tav», come le proteste studentesche o le lotte contro l’immigrazione, aggrega una galassia di scontenti che potrebbero diventare il “braccio armato“ di un’amalgama ideologica potenzialmente immensa e, non facciamoci illusioni, anche molto pericolosa. Ed è a Milano che vengono decise le strategie di lotta, soprattutto quelle anarchiche. Milano è il centro di tutto».
L’investigatore della polizia, che vuole restare rigorosamente anonimo, allarga le braccia. E chiama «sabotaggio» l’attentato incendiario di domenica notte a una delle tante centraline che, lungo la massicciata ferroviaria sull’asse Rogoredo-Lambrate, alla periferia est di Milano, proteggono e regolano la segnaletica elettronica delle linee Milano-Genova e Milano-Bologna. «Gli elementi per indicare una matrice anarchica alla base del fatto ci sono tutti - spiega -, in particolare la tematica della lotta per la difesa del territorio, quindi il particolare tipo di danneggiamento “studiato“, la benzina utilizzata nelle bottiglie...Ma non pensate che si tratti di un’unica persona: per intenderci, nella realizzazione di un sabotaggio di questo tipo, ognuno fa la sua parte, quello che riesce. E proprio perché si tratta di anarchia nessuno si mette d’accordo con nessuno, non è una struttura verticistica. In quest’ottica non sorprende che il comitato No Tav si sia chiamato fuori dal sabotaggio della centralina...Se c’è qualcuno dei No Tav che c’entra in questa storia è sicuramente l’ala più estrema, più silenziosa, insomma meno esposta e lontana dall’ufficialità del movimento».
Quella di oggi, intanto, si preannuncia una giornata difficile. Proprio il 28 marzo del 1998, 14 anni fa, infatti, si suicidò nella sua cella del carcere Vallette di Torino Edoardo Massari, detto Baleno, che all’epoca era stato accusato, insieme alla sua ragazza argentina, Maria Soledad Rosas (detta Sole) e a Silvano Pelissero di ecoterrorismo e associazione sovversiva proprio per alcuni atti violenti, sabotaggi e attentati contro la linea ad alta velocità Torino-Lione avvenuti tra il ’96 e il ’98. I due squatter vennero scagionati dalle accuse, ma quando erano entrambi già morti: anche Sole, infatti, si tolse la vitaquattro mesi più tardi nel cuneese. Da allora i due giovani sono diventati vere e proprie bandiere dell’anarchia italiana e internazionale, «venerati» anche dall’ala più dura, quella greca.


Accanto alle solite scritte «No Tav» trovate nelle vicinanze delle centraline prese di mira domenica notte dagli anarco-insurrezionalisti c’era anche la frase - da un po’ di tempo «assente» nelle varie rivendicazioni anarchiche - «Sole e Baleno vivono».
«Ecco, oggi, proprio in nome di quell’anniversario, potrebbero esserci azioni dimostrative» conclude l’investigatore.

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