Anastacia e il pop da party: feste private a prezzi stellari

L’artista domani al "Cala di Volpe" in Costa Smeralda: ingresso a 950 euro. Tra il pubblico forse Di Caprio e Janet Jackson. E le superstar ne approfittano

Anastacia e il pop da party: feste private a prezzi stellari

In fondo che male c’è. Domani sera Anastacia canterà a bordo piscina di uno degli hotel più famosi del mondo, il Cala di Volpe in Costa Smeralda (dove poche settimane fa sono già passati i Simply Red). Lei, che è una delle popstar più famose in circolazione anche se ultimamente si è appannata assai, una quarantenne minuta ma con una voce grande così, è arrivata ieri e rimarrà per qualche giorno a prendere il sole perché, dopotutto, a quelle spiagge mica si può dir di no. D’altronde in questi giorni ad abbronzarsi in Costa Smeralda c’è mezza Hollywood e sta a vedere che qualcuno - si dice Leonardo Di Caprio e Janet Jackson - arriverà pure al Cala di Volpe dove, tra l’altro, non si bada alle mezze misure (in tutti i sensi). L’ingresso costa 950 euro ma non preoccupatevi perché intanto non ci sono più biglietti a disposizione. E per la cena prima dello show, che inizia alle 23, gli chef Franco Guardone e Antonio Vallana hanno snocciolato un menu che chi se ne intende definisce «spettacolare». Insomma, niente male. E, dopotutto, questa è una tendenza che in Italia come nel resto del mondo, non è poi così rara. Il pop, così fibrillato dalla tecnologia, così spalmato ormai sui più strampalati supporti digitali, spesso ha questo gusto vintage di tornare al passato. Già negli anni Cinquanta, e più ancora nei Sessanta, i grandi artisti non si sono mai fatti scrupolo di partecipare (a pagamento, ça va sans dire) a feste private, ricevimenti, gran gala organizzati da miliardari, industriali, politici e, come direbbe Fantozzi, «dai figli di tutti questi potenti».
E ora di nuovo.
Qualche anno fa Amy Winehouse ha preso un milione di sterline per cantare a casa del supermiliardario Abramovich. Sting non ha resistito e ha incassato 250mila sterline per esibirsi al New York Supper Club davanti a Bill Gates e pochi amici. Persino Leona Lewis, una delle ultime arrivate nel parterre du roi del pop, ha contabilizzato più di un milione di euro per cantare sette canzoni - già: sette - alla festa di compleanno della figlia di John Caudwell, proprietario della megazienda telefonica Phones4U (un ex venditore di auto usate che oggi avrebbe, dicono, un patrimonio di due miliardi di euro). Alla fine, gira e rigira c’è pure il tariffario per affittare una superstar. I più costosi, e ti pareva, sono pure i più famosi, i Rolling Stones, che si presenterebbero a una festa dopo tempestivo versamento di sei milioni di euro. A seguire, molto dopo, Prince, che ha già dato a Miami (e preso un milione e mezzo), l’abusato Elton John (anche lui poco più di un milione) e poi ancora Robbie Williams, il neo crooner Rod Stewart e Mariah Carey o Janet Jackson, che vanno forte in Oriente, da Dubai al sultanato del Brunei dove l’ultima volta sono state accolte addirittura da seimila rose bianche. E mica è solo roba per anglosassoni. Anche gli italiani, da Al Bano a Pupo, girano e incassano specialmente all’Est, ricevendo ovazioni (e compensi) faraonici pure dai Capi di Stato. È, in fondo, uno dei tanti modi di fare il cantante. Ma è anche il segno, generazionale ed anagrafico, del riavvicinamento della musica alla normalità.

Una volta, figurarsi: negli anni Settanta avrebbero invitati gli Who o i Led Zeppelin a una festa di compleanno? Difficile. Avendo perso per strada molto della sua carica ribelle, la musica leggera si è vestita da sera, tornando a essere, alla fine, soprattutto la colonna sonora di una festa senza farsi troppi altri problemi.

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