Anatema dei cattolici sul Pd: «I pannelliani contagiano il partito»

Dopo i dalemiani, arrivano le critiche di «Famiglia Cristiana» e della Binetti: «Forte dissenso ma no alla scissione». Si frena sull’adesione al Pse in Europa

da Roma

Walter? Dirige «un partito fantasma e senza identità», ha tradito «le attese dei cattolici», ha flirtato con i radicali ed è pure sull’orlo di una scissione interna, visto che i teo-dem «si stanno interrogando sulla loro permanenza nel Pd». Che volete di più, si chiede Famiglia Cristiana, che aspettate a cacciarlo? «All’assemblea costituente del 20 giugno forse sarà il caso di interrogarsi sulla leadership».
Il peccato originale sta nell’alleanza con Pannella. «Era così difficile capire che con l’ingresso dei radicali si cancellava lo spirito originario che ha portato Ds e Margherita a fondersi? Veltroni non ha neppure balbettato una critica alla Bonino che ha dato del patetico al Papa, ma al tempo stesso si fa rappresentare da un ministro ombra alla pagliacciata del Gay pride a Roma». Insomma, insiste il settimanale dei paolini, «grazie ai radicali l’anarchia dei valori teorizzata da Berlusconi ha infettato pure il Pd». Non è tempo, conclude, «di sciogliere questa ambiguità?».
Dopo i mal di pancia dalemiani, ecco il forte malessere della componente cattolica, che non vuole finire socialista in Europa e radicale in Italia. Paola Binetti condivide infatti le critiche di Famiglia Cristiana. «Il nostro dissenso iniziale sui radicali - dice - e le perplessità sull’alleanza con loro sono sempre presenti. In questo inizio di legislatura abbiamo visto che molti disegni di legge vanno in direzione opposta ai nostri». Ma la scissione, giura, non è all’ordine del giorno: «Siamo impegnati a creare nel Pd una prospettiva in cui i valori abbiano diritto di cittadinanza, però non c’è alcuna remota intenzione di uscire dal partito». E i radicali? «Io - risponde la Binetti - li considero altri, diversi. L’ospitalità nelle nostre liste era l’unico escamotage per farli entrare in Parlamento. Vogliamo evitare che contagino il partito, anzi intendiamo contagiarli con i nostri principi». Ancora più netta Emanuela Baio: «Sono due componenti che non possono stare insieme. Non puoi far convivere il diavolo e l’acqua santa». E Luigi Bobba: «Non vogliamo essere ospiti sgraditi nel partito». Ma per Dario Franceschini «è fantasia pensare ai cattolici fuori, il Pd è nato dal voto degli italiani, è un processo irreversibile». Anna Finocchiaro si dice «stupita dalla durezza dei toni da anatema».
L’attacco di Famiglia Cristiana arriva proprio mentre Veltroni è a Berlino per un convegno sul futuro delle socialdemocrazie e per cercare una casa europea al Pd. Il piano segreto di D’Alema? «Non esiste, è una discussione che stiamo facendo tutti insieme». Si tratta, spiega, «di una materia di evidente delicatezza, sulla quale stiamo cercando una soluzione che corrisponda al nostro obiettivo, e cioè promuovere un campo che tenga insieme le forze riformiste in un contesto il più possibile unitario». Dunque, le grandi famiglie europee «vanno riconfigurate» sui modelli mondiali, come i democratici Usa, il partito indiano, l’Anc sudafricano, il partito di Lula. Nel frattempo, precisa Veltroni, «non penso a soluzioni di parcheggio», tipo l’adesione al gruppo misto.
Marco Follini apprezza «la prudenza» del segretario. «Noi nel Pse? Un’ipotesi lunare. Non esiste».

Franco Marini invita a trovare una mediazione: «Non è possibile accettare direttamente di passare da uno schieramento all’altro. Dobbiamo lavorare per essere autonomi in Europa e per difendere l’esperienza italiana, ma sia chiaro, va trovata una soluzione concordata».

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