da Roma
Non è «sorpreso» Fabio Mussi dalle parole del Papa, perché «io sono abituato a leggere». Non si sconvolge nemmeno Pierluigi Castagnetti, vicepresidente della Camera. «È un documento di magistero in cui non trovo elementi di grande novità, ma la conferma di un invito ai politici cristiani a dare testimonianza coerenti che non si può piegare alle esigenze del dibattito contingente». E non si stupisce neanche Massimo Cacciari: «Ci sono valori non negoziabili per lessere cristiano. Certo, se poi si accettano le procedure democratiche, determinate leggi debbono essere comunque rispettate, se sono legittime in base alla Costituzione». Come ad esempio, se mai passeranno, i Dico.
Ma non tutti a sinistra possono o vogliono depotenziare, depoliticizzare, il documento di Benedetto XVI. Un testo che, per Enrico Boselli «minaccia la laicità dello Stato». «Le gerarchie ecclesiastiche - sostiene il segretario dello Sdi - non solo possono contare su un drappello di parlamentari fedelissimi, ma esercitano anche una pressione forte ed esplicita sul governo e le Camere. Linvito del Papa smentisce il nuovo presidente della Cei, che sono pochi giorni fa escludeva che ci fossero mire politiche da parte del Vaticano». E così il socialista Boselli, una volta tanto, si trova al suo fianco la sinistra radicale. Dice infatti Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori di Rifondazione: «La Chiesa, ovviamente, ha tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma la difesa dello Stato laico, dopo queste indebite ingerenze del Vaticano nelle vicende politiche italiane, sta diventando un problema urgente». Russo Spena attacca pure i cattolici dellUnione: «Il Papa si è rivolto direttamente ai parlamentari cattolici richiamandoli a un vincolo di obbedienza e la senatrice Baio Dossi ha detto che i teodem, nonostante gli accordi, non voteranno a favore dei Dico. Non si capisce perché il vincolo della lealtà alla maggioranza vale solo per noi e non per i centristi».
Pino Sgobio, capogruppo Pdci alla Camera, nota che «il pressing della Chiesa non è mai stato così forte come in questa fase». «Ma - aggiunge - il Parlamento non è la Cei. La politica si riappropri del suo ruolo». Angelo Bonelli, capogruppo verde, dice di «non condividere» le parole di Benedetto XVI. «LItalia è uno Stato laico, non confessionale, e invece constatiamo che cè un accanimento politico e religioso verso milioni di cittadini che decidono di vivere insieme e di amarsi senza sposarsi. La Repubblica deve garantire chi fa questa scelta». Rina Gagliardi, vicepresidente dei senatori del Prc, vede nelle parole del Papa «una mano tesa alle destre e un tentativo di mettere in difficoltà il governo». Ancora più duro il commento di Franco Grillini. «La pretesa papista di essere depositario di verità assolute è spaventosa - afferma il presidente onorario dellArcigay -. Altro che democrazia. Vorrebbe imporci un pensiero unico, il suo, e una morale unica, la sua». E Vladimir Luxuria: «Il Papa ha usato toni più aspri di quelli di monsignor Bagnasco, sono dichiarazioni che in qualche modo non rispettano la Costituzione. Se i politici cattolici dovessero attenersi a questa impostazione, dovrebbero anche presentare leggi per vietare laborto e il divorzio e proibire la vendita dei preservativi».
I cattolici dellUnione invitano invece a «non banalizzare» lintervento del Papa. Mimmo Lucà, dei cristiano sociali (Ds) chiede di «non immiserire il messaggio legandolo alla questione dei Dico». E il prodiano Franco Monaco parla di «ineccepibile richiamo alla coerenza che si richiede ai cristiani, trattandosi di unesortazione apostolica indirizzata alla Chiesa universale». Dunque «un monito da non sottovalutare» ma nemmeno «da schiacciare sullattualità politica italiana», tanto più che «lo stesso Pontefice, poche righe più in là, scrive che non è compito della Chiesa prendere nelle sue mani la battaglia politica». Quello che serve, conclude Monaco, è «il confronto e lautonomo esercizio delle responsabilità».
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