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Ancelotti sceglie il suo mago «Per vincere punto su Pirlo»

Il tecnico s’affida al gioco: «La strada meno difficile per battere l’Inter». E crede nel risveglio delle punte: «Ma senza torti arbitrali avremmo qualche punto in più»

Franco Ordine

nostro inviato a Milanello

«Il derby è sempre derby, si tratta di una sfida molto particolare» predica serafico Carlo Ancelotti a cui piace semplificare tutto, la vita, il calcio e anche la comunicazione. Ma questo è un derby che veste Inter e che il suo Milan affronta come da tempo non accadeva, nella testa le conseguenze deludenti dell’arbitrato pubblicato ieri sera, nelle gambe e nel cuore l’effetto di una partenza segnata da ritardi (penalizzazione), amnesie (gol) e insoddisfazioni (calciomercato), nella classifica un distacco difficilmente colmabile in caso di sconfitta. A dispetto della contabilità aggiornata esibita da Ancelotti nell’occasione. «Siamo a meno tre da loro» segnala e si riferisce ai punti complessivamente conquistati sul campo dai suoi, una differenza scavata dalla notte infelice col Palermo per capirsi al volo.
Perciò si moltiplicano i tentativi di mettere il Milan dinanzi a un bivio, da Mario Corso («siamo più forti in tutto, solo noi possiamo perderlo») a Crespo («la pressione è tutta per loro») e di condannarlo all’inseguimento, a fare tutto, partita e risultato come per cacciarlo in un vicolo cieco, senza possibilità di uscita. «Siamo dietro, dobbiamo recuperare, non ci siamo riusciti fin qui, è una buona occasione da cogliere al volo ma non siamo al “dentro o fuori”» ammette Ancelotti che vede la squadra di Mancini «viva e vitale» con un punto debole ma vuole scolpire il perfetto equilibrio psicologico, dalle sue parti. «Nelle sfide che contano e che decidono, di solito il Milan riesce a esprimersi al meglio, ha morale e fiducia e poi gioca contro un rivale che non starà dietro a difendersi e basta» ricorda quasi fosse una sorta di liberazione. Già affrancarsi dalla dittatura del dover fare subito gol, del vincere a ogni costo e stupire, è un bel sollievo nel sabato in cui tutto può diventare più nero che rosso, più azzurro che nero e liquidare quei sogni coltivati in estate, «nei due derby accorciamo il distacco del meno otto».
«No, non mi provoca alcun fastidio lo scudetto sulle maglie dell’Inter» risponde secco Ancelotti, secco e sincero bisogna aggiungere per togliere dal fuoco un’altra castagna. Ci sono già quelle velenose provenienti dall’arbitrato a rendere scoppiettante una notte fatta apposta per dormire e per dimenticare. «Senza i torti arbitrali avremmo qualche punto in più ma Farina è un arbitro affidabile» recita Carletto sull’argomento più delicato ché sul resto, informazioni di schieramento e di prossimo calcio-mercato, sembra disposto a non bluffare e provocare più che altro. «Ronaldo? Sì, lo prendiamo» taglia corto per sostenere esattamente il contrario. «Nesta al Chelsea? Mai chiesto da Abramovich» informa premuroso.
Meglio allora tornare al derby che è sempre derby e per il quale sceglie, con pausa, neanche studiata, di 50 secondi, il suo protagonista preferito. «Voto Pirlo» racconta e chissà quali sono i suoi ragionamenti, magari riferiti a Stankovic che è il più in forma degli interisti e gli si para davanti minaccioso. Mentre nega che Ambrosini e Gourcuff, appena rientrati nel giro della prima squadra dopo lunga degenza, possano essere arruolati subito. «Non hanno molti allenamenti nelle gambe» rende noto che è come dire cassate questa eventualità. Di sicuro il Milan non rinuncia alla sua identità tattica e neanche al suo gioco. «È la strada meno difficile per riuscire a battere l’Inter» insiste nella consapevolezza che da questo versante non si può tornare indietro né cambiare pelle, all’improvviso, per sottrarsi al destino cinico del derby.
Così alla fine, la missione del Milan diventa la seguente: trasformare in più tutti i meno che attualmente tradisce, meno punti, meno brillantezza, meno giocatori a disposizione nel gruppo, meno pronostico, meno gol fatti. «Condivido. Eppure una squadra deve essere in grado di trasformarli in fattori positivi» sostiene convinto Ancelotti e forse sta pensando allo spirito del mondiale oppure a quella famosa scintilla che ogni tanto riesce a dare la scossa. «Ogni momento è buono per il risveglio degli attaccanti» chiude serafico Ancelotti.

Sarà anche il derby, preceduto da arbitrato ed altro, ma per Carletto sembra una sfida qualunque.

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