Anch’io dico: viva chi «ringhia»

Incredibili, per non dire paradossali, le polemiche che hanno fatto seguito alle dichiarazioni di Gattuso sulle unioni omosessuali: «Per me le nozze sono tra un uomo e una donna. Quelle tra omosessuali mi scandalizzano perché sono uno che crede nella famiglia da quando sono bambino e per chi crede nella religione una cosa del genere è molto strana». Per inciso si riferiva ai matrimoni celebrati in Chiesa. Furibonda la reazione di Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay. Di dubbio gusto, in particolare, questa frase: «Dobbiamo chiedere a Gattuso se gli italiani che hanno a cuore i diritti civili e le riforme di Zapatero debbano sostenere gli spagnoli e non la propria Nazionale?».
Ma cosa c’entra, caro Grillini? Che non si può pensarla allo stesso modo di Gattuso e tifare per l’Italia? Dove sono finiti la libertà d’espressione e il rispetto del pensiero altrui? Piuttosto dobbiamo chiederci cosa vogliamo dai calciatori. Solo pedate al pallone e pensieri ispirati al pallone? Oppure qualcosa di più e di diverso? Come è successo con Gattuso avventuratosi in modo impegnato sul tema delle nozze gay. Io sto dalla parte di Ringhio che ha avuto, fra l’altro, il coraggio di dirsi contrario alle idee del premier spagnolo Zapatero.

È passato, caro Grillini, il tempo dei giocatori che non sapevano districarsi con i microfoni. Oggi i signori del pallone sono anche imprenditori e show-men. E con i bilanci ci sanno fare più di certi politici che giocano con i soldi altrui.

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