Politica

«Anch’io voglio le mani libere, chiedo la parità con Bertinotti»

«La sinistra radicale può dire e votare qualunque cosa. Una tutela per i gay va trovata, ma nel rispetto dei valori di tutti»

Massimiliano Scafi

da Roma

Bene Prodi: «Prendo atto che l’Unione non vuole seguire il modello Zapatero». Benissimo Ruini: «Le autorevoli parole del cardinale danno conferma alla nostra linea politica». Male invece Bertinotti. «Voglio pari opportunità di dissenso - dice Clemente Mastella -. Lui, e gli altri della sinistra radicale, possono dire e votare sempre quello che vogliono sulla politica estera, e nessuno deve dire niente: perché allora io non posso difendere i miei principi morali e religiosi?».
Lei quindi chiede una specie di reciprocità di mani libere?
«Se vogliamo stare insieme, occorre che il rispetto sia reciproco. Su certi valori io non mi fletto. E non mi genufletto».
I Pacs, i Ccs di Rutelli, voi che dite «no a qualsiasi surrogato di famiglia». Riuscirà mai l’Unione a trovare una posizione condivisa?
«Ogni volta che si affrontano problemi che toccano le coscienze, credo che scelte unitarie siano più difficili. Riguardo al programma, se si va sulla linea che abbiamo tracciato noi, e cioè che la famiglia non può essere sostituita, noi siamo disponibili. Prendo atto con piacere perciò di quanto ha detto Prodi, che non stiamo inseguendo Zapatero. Siamo divisi? Mah, io nel complesso giudico il dibattito positivo, perché è meglio chiarirsi prima che litigare dopo, al governo. Ma ripeto, vanno rispettati i principi di ognuno, se si vuole arrivare a una formulazione che tenga conto delle diverse posizioni».
Allo stato, arrivare a un testo votato da tutti sembra davvero un missione impossibile...
«Vedremo. Siamo stati i primi a manifestare con grande chiarezza la nostra contrarietà ai Pacs e oggi invece ci accorgiamo che le nostre preoccupazioni non erano infondate. Eravamo soli, ora altri ci stanno seguendo, orientandosi verso tutele giuridiche privatistiche e non pubbliche per le coppie di fatto».
Quindi avrà apprezzato l’intervento del cardinale Ruini.
«Moltissimo. Ha dato conferma al nostro modo laico di affrontare i problemi, la sua posizione è anche la nostra. Primo punto, bisogna dare tono e dignità alla famiglia italiana, anche con sostegni pubblici. Secondo, diciamo no a qualsiasi surrogato di famiglia: le coppie di fatto non possono essere considerate alla stessa maniera dei matrimoni. Terzo punto, sottolineato anche dal cardinale: è comunque necessario trovare forme di tutela, di solidarietà e di supporto a quelle unioni di fatto che ci sono».
Vale pure per i gay?
«Per usare un’espressione di Giovanni XXIII, anche loro sono figli di Dio. Si deve trovare qualche tutela, ma la soluzione non può essere una terza via familiare».
Ma le parole del presidente della Cei non suonano un po’ un’invasione di campo, uno sconfinamento in un settore di competenza del Parlamento italiano?
«Non ci trovo nulla di scorretto. È legittimo che ogni cittadino italiano si conformi alla Costituzione italiana, vale per me come vale per ognuno, e non credo che Ruini o i vescovi italiani siano fuori dalla Costituzione. Voglio ricordare che i cattolici italiani diedero vita, insieme ad altre forze laiche, alla nostra Costituzione. Quindi il fatto di volersi esprimere liberamente è una conseguenza della grande libertà che c’è nel nostro Paese.

Libertà di cui gode anche il cardinal Ruini».

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