Anche Angius lascia i Ds, l’ira di Fassino

L’ex capogruppo al Senato: "I riformisti non sono solo nel Pd". Il segretario: "Avevo accolto le sue sollecitazioni". Col leader anche il portavoce della terza mozione, Nigra. Grillini pronto a fare le valigie: nel nuovo soggetto c’è troppo bacchettonismo. Rutelli fa "tanti auguri" ai fuoriusciti dal Partito democratico

Anche Angius lascia i Ds, l’ira di Fassino

Roma - Un altro addio in casa Ds: dopo il Correntone, salutano anche quelli della «terza mozione». Gavino Angius in testa, dirigente storico del partito, pupillo berlingueriano, capogruppo ds fino alla scorsa legislatura, vicepresidente del Senato.
Lo ha annunciato ieri con una lettera aperta al segretario dei ds Fassino: parla di una «decisione sofferta e difficile», ma «coerente con ciò che penso e sento: non penso che tutti i riformisti stiano nel Pd, credo nella necessità storica della presenza, oggi e domani in Italia, di una autonoma forza democratica e socialista, laica, riformista e parte integrante del socialismo europeo». Insieme a lui se ne va Alberto Nigra, portavoce della mozione e mancato senatore causa Livia Turco, che non si è mai dimessa da Palazzo Madama e ora tira un sospiro di sollievo, mentre i suoi fanno circolare la voce che, visto che il subentrante è Nigra, le dimissioni sono archiviate. Dovrebbero andarsene anche i deputati Franco Grillini, leader delle battaglie gay e fortemente deluso dal «bacchettonismo» sotto la cui ombra nasce il Pd, e Fabio Baratella. Il 4 maggio poi, nell’assemblea convocata dai promotori della mozione Angius, si capirà quanti quadri e militanti di base seguiranno.
Restano invece nei ds e nel Pd l’emiliano Mauro Zani e il dalemiano Massimo Brutti, che si dice «addolorato da una scelta che rispetto ma non condivido». Piero Fassino non si aspettava un abbandono in tempi così rapidi, e non ha nascosto il proprio disappunto: «Non comprendo la decisione di Angius, non è fondata perché le sollecitazioni che ha avanzato al congresso le avevo accolte». In effetti, chiudendo le assise il segretario della Quercia aveva annunciato che i ds «non si berranno» il Manifesto del Pd così com’è, ma lo vogliono ridiscutere. E questa era una delle principali obiezioni di Angius, che vedeva in quel testo molta vaghezza e troppi cedimenti ai cattolici della Margherita. «Ma Fassino lo ha detto troppo tardi - fa notare Nigra -, quel manifesto non ci piace per niente, dire che all’assemblea costituente del Pd se ne discuterà non è una risposta».
Resta da vedere dove andranno i nuovi esuli della Quercia: la destinazione più immediata sono i gruppi parlamentari e il soggetto politico che l’ex Correntone sta già organizzando. E Angius e Mussi ieri ne stavano già discutendo a pranzo, in un ristorante alle spalle del Senato. Ma il vicepresidente del Senato si è sentito anche con il leader dello Sdi Enrico Boselli, ieri: «È in atto una riflessione in tutta la sinistra, ormai», spiega Nigra. «Così com’è non funziona più, e sia in Rifondazione che nei socialisti è iniziato un percorso di ripensamento». Il punto fermo e «dirimente», per Angius e i suoi, resta l’appartenenza al Pse: «Siamo favorevoli ad ogni processo aggregativo della sinistra, purché con questo obiettivo. E guardiamo con attenzione - afferma Nigra - sia alle parole d’ordine lanciate da Boselli a Fiuggi, per superare la diaspora del Psi e ricucire lo strappo di Salerno, che alle riflessioni che sta compiendo Rifondazione, ormai approdata stabilmente alla sinistra di governo. Che in tutta Europa si riconosce nel Pse». Quanto al Pd e alla sua «deriva moderata», l’esponente ormai ex ds ironizza: «È nato da tre giorni e l’unico argomento di discussione mi pare la leadership. Con il centrodestra avanti di 10 punti mi sembra poco produttivo». E i contenuti? «A parte Telecom, e l’appassionante dibattito su scalini e scaloni, lenzuolate, fazzoletti e tesoretti, non vedo granché di riformista».
Francesco Rutelli assiste alla diaspora ds e fa «tanti auguri» ai nuovi fuoriusciti: «Ma non sono convinto che guadagneranno molti voti».

E intanto ne approfitta per scagliare una nuova mina nel centrosinistra: «Confido che alle prossime elezioni si possa allargare l’alleanza ad altre forze moderate», dice confermando la sfida alla sinistra radicale già lanciata da Franco Marini.

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