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«Anche una barzelletta può risvegliare»

Giovanni Guizzetti da 10 anni cura questo tipo di pazienti: «Ne ho visti altri dodici uscire dallo stato d’incoscienza»

Elena Jemmallo

«Non siamo in grado di spiegare quando, come e perché, ma l’esperienza m’insegna che i pazienti in stato vegetativo non solo possono svegliarsi, ma possono fare enormi progressi cognitivi». A dirlo è uno che da dieci anni si occupa di quei malati che gli ospedali non possono accudire e che per la maggior parte dei medici non hanno speranze di miglioramento. E soprattutto, è uno che in dieci anni di lavoro sul campo ha già visto 12 casi di «risvegli». Il dottor Guizzetti, geriatra, classe ’55, lavora al Don Orione di Bergamo, in un reparto dove vengono curati 20 pazienti in stato vegetativo. Pazienti che solo «ogni tanto hanno un contatto con l’ambiente esterno». Ma che in linea generale si trovano in una situazione di vigilanza, ma che non dà segni di coscienza di sé e neppure dell’ambiente esterno e che deve essere accudito in tutto: solo per alzarlo dal letto, lavarlo, vestirlo e metterlo sulla carrozzina servono due infermieri professionisti e circa un’ora di tempo.
«Non mi stupisco per il caso del ragazzo uscito dal coma a Catania - spiega Guizzetti -. Da noi era successo due anni fa. Un ventottenne in coma da 18 mesi si è risvegliato. E la cosa più sorprendente è che nessuno, ovviamente, se lo poteva aspettare dal momento che era caduto in coma per anossia, cioè quando l’ossigeno non arriva al cervello per qualche minuto. E le cellule muoiono. Una casistica in cui il “risveglio” è più difficile che non, per esempio, di uno che ha subito un incidente stradale. E invece. Sua moglie gli stava raccontando che non sapeva come fare a uccidere tutte le formiche che stavano invadendo il giardino di casa e così ha pensato di annegarle con la canna dell’acqua. E il malato ha sorriso. Ora è tornato a casa e ha fatto significativi progressi cognitivi: parla e si relaziona con le persone anche se è rimasto un invalido con gravi difficoltà».
Un centro, quello dove lavora Guizzetti, invidiato in tutta Italia: «Ricevo richieste di ricovero da ogni parte del Paese. Un po’ di tempo fa una famiglia pugliese era disposta a trasferirsi da Lecce a Bergamo per far ospitare qui un parente». E aggiunge: «È abbastanza vergognosa questa disparità di trattamento da regione a regione».
Ma ora che i riflettori si sono accessi su questo tipo di malati, qualcosa si sta muovendo per cambiare la situazione a livello nazionale, come spiega lo stesso Guizzetti: «Faccio parte di una Commissione voluta dal ministro della Salute Storace per inserire un capitolo di spesa già in questa finanziaria dedicata solo alla cura dei pazienti in stato vegetativo». Una definizione, quest’ultima, che fino a poco tempo fa veniva completata con la parola «permanente».

Ora è stata tolta.

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