Gianandrea Zagato
Per raggiungerlo bisogna dribblare il servizio dordine del sindacato. Già, lui è proprio nel bel mezzo del corteo contro la Finanziaria 2006. Lì dove le tute blu recitano gli slogan anti-Berlusconi. Fa impressione vederlo sfilare lungo corso Venezia a fianco dei pasdaran dello sciopero selvaggio, quei tranvieri Atm che misero Milano in ginocchio. Quellillegalità che fu da lui condannata nel nome delle regole.
Meglio non ricordarglielo, lui, Bruno Ferrante, deve adesso conquistare Palazzo Marino, senza che nessuno del centrosinistra possa metterlo alla gogna per il suo passato da uomo dello Stato. Ragione in più quindi per sfilare sotto le bandiere rosse della Triplice. Così lex rappresentante dello Stato rompe lultimo tabù per divenire - lui, lex capo della sicurezza - il numero uno della protesta della sinistra ambrosiana. Bagno di folla, parole dordine e strette di mano con i compagni: «Tutti insieme contro questa manovra che non soddisfa le esigenze delle fasce deboli». Leit motiv che Ferrante ripete decine e decine di volte ad uso e consumo delle telecamere, «i Comuni sono costretti a rivedere le spese sociali e questo incide sui bisogni della gente, della mia amata Milano».
Applausi della sinistra che aspetta di sentirsi dire qualcosa di sinistra, che preferisce non sapere quello che Dario Fo, giorno dopo giorno, scopre sullex prefetto: «Mentre io manifestavo contro le speculazioni edilizie, Ferrante era in un palazzo del centro a conversare con grandi imprenditori del mattone e della calce...». Ferrante a pochi passi dal Nobel ascolta ma non commenta: lui deve scaldare i cuori rossi e conquistare la sinistra antagonista. Ad esempio, gli autonomi del Leoncavallo: «Candidare un ex poliziotto? Be, non è uno scandalo» osserva Daniele Farina, portavoce del centro sociale. Nota di chi già sa che lex prefetto non si comporterà mai da poliziotto, che la linea Cofferati non sbarcherà a Milano. Paradosso che lungo corso Venezia si tocca con mano: Ferrante è la nuova icona. Quella che non fa storcere il naso, che ai tavoli prefettizi non ha mai concluso nulla e che, miracolo delle primarie, ripete a comando frasi imparate a memoria: «Laria di Milano è sporca, bisogna essere capaci di scelte scomode», «Atm? La mission è fornire un servizio efficiente non fare utili», «Limmigrazione non è un problema di ordine pubblico ma un fenomeno sociale».
I ds sorridono compiaciuti. Carlo Cerami, Pierfrancesco Majorino e Franco Mirabelli sanno che lex prefetto ce la può fare.
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