Anche la Fiera di Reggio Emilia vittima delle coop

nostro inviato a Reggio Emilia

In Emilia non c’è soltanto Esselunga a fare concorrenza alle coop sul terreno degli ipermercati. A Reggio, per esempio, nell’appetitosa zona a ridosso dell'autostrada e della futura stazione della Tav, anche la fiera aveva chiesto di poter aprire un centro commerciale di 15mila metri quadrati: un terzo di vendita alimentare e il resto di altri beni. Un modo per valorizzare una proprietà di quasi 20mila metri non sfruttati. Il tutto era contenuto in un'osservazione al Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) depositata il 28 gennaio 2009 dalla Sofiser, società finanziaria a prevalente capitale pubblico proprietaria delle Fiere di Reggio Emilia.
Qualche mese dopo, come il Giornale ha raccontato ieri, il comune ha venduto in semiclandestinità un terreno attiguo a Immobiliare Nordest (società della galassia coop) e successivamente, a ridosso delle elezioni locali vinte da Graziano Delrio (Pd), ha concesso alla società Aurora (la cui proprietà è divisa a metà fra Coopsette e Coop Nordest) la possibilità di costruire un centro commerciale di tipo «superiore» su un terreno che si trova proprio di fronte a quello della fiera. Tutto questo mentre sempre le coop (Coopsette e Unieco) annunciavano di voler «regalare» alla città un Palasport nuovo di zecca.
Restava tuttavia la richiesta di Sofiser. Una richiesta «pesante», visti i soci della finanziaria: Camera di commercio di Reggio, Comune, Provincia e un pool di banche (Unicredit, Banco popolare, Credem, Bper, Montepaschi). Un’ipoteca che creava qualche problema agli enti locali, che sarebbero in imbarazzo se dovessero scegliere tra gli interessi di una società pubblica di cui detengono la maggioranza e quelli delle coop. Ma nelle regioni rosse tutto si combina. È stata la stessa Sofiser a sgombrare il campo dalle ambasce con una recente lettera al presidente della Provincia: in essa si legge che «sono venuti meno gli obiettivi dichiarati» nel documento del gennaio 2009. La fiera rinuncia quindi a costruire il suo centro commerciale. Via libera alle ambizioni coop.
Ma chi guida la Sofiser? Il presidente, nominato dal sindaco Delrio, è Ivan Rinaldini. Il quale è anche presidente della società La Reggiana Immobiliare, controllata al 100 per cento dalla Fondazione Reggio Tricolore, ente che amministra il patrimonio immobiliare locale dell’ex Pci-Pds-Ds stimato in circa nove milioni di euro. Ma Rinaldini è pure «uomo coop» in quanto procuratore della cooperativa sociale Boorea presieduta da Ildo Cigarini, leader provinciale di Legacoop. Tra i cinque consiglieri di amministrazione di Sofiser figura anche Roberta Rivi, che della fondazione Reggio Tricolore è presidente (oltre che assessore provinciale Pd all’agricoltura). Procuratore di Sofiser è Fabrizio Catelli, membro del collegio sindacale della Reggiana Immobiliare. In più, l’assessore provinciale alla pianificazione Roberto Ferrari, colui che ha in mano il Piano di coordinamento territoriale e quindi anche il capitolo ipermercati, in giugno è stato eletto segretario provinciale del Partito democratico. Ha annunciato, ma non ancora dato, le dimissioni da assessore. E presidente del collegio sindacale della Aurora (società sul cui terreno le coop vogliono costruire uno dei più grandi ipermercati d’Italia) è Luca Vecchi, capogruppo del Pd in consiglio comunale.
Riassumendo. Ai vertici della fiera di Reggio siedono immobiliaristi del Pd che contemporaneamente sono anche uomini delle coop. Affari, partito, pubblica amministrazione: tutto si tiene nell’Emilia rossa. Forse si spiega così anche la retromarcia di Sofiser davanti agli interessi dei «grandi fratelli» in quella che una volta veniva chiamata economia sociale.


Sul caso Esselunga a Modena, ieri il consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha discusso un’interpellanza urgente del consigliere Pdl Fabio Filippi che ha giudicato «evasive» le risposte del sottosegretario alla presidenza Alfredo Bertelli. Pdl, Lega e Udc hanno presentato una nuova risoluzione che impegna la regione a «difendere il sacrosanto diritto di Esselunga a competere nel libero mercato».

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