Anche la filologia ha il suo festival, per fortuna

Q uest’anno si affaccerà, nelle afose giornate estive, una nuova rassegna culturale: dall’8 all’11 luglio, Pesaro ospiterà la I edizione del Salone della Parola, festival della filologia (info: www.oliveriana.it). Prendendo spunto dal termine francese «Salon», che durante la temperie illuministica indicava una rassegna periodica registrante il divenire delle ricerche e delle produzioni artistiche, il Salone pesarese intende indagare i vasti campi dell’espressione e della comunicazione. A differenza del passato (ove il flusso comunicativo era più ridotto e più consapevole) ora il mondo dei linguaggi si pone come oggetto di studio multidisciplinare, patrimonio della filologia classica e moderna, della retorica e della semiologia ma anche della logica, della pubblicità e della psicologia, senza contare l’importanza che ha la parola nell’ermeneutica, nelle scienze storiche, forensi e politiche.
Lo spirito settecentesco della rassegna, curioso e indagatore, è intrinsecamente sostenuto dal Dna dell'ente promotore: la Biblioteca Oliveriana. Quest’istituzione privata (per importanza e vastità la seconda delle Marche) venne fondata nel 1756 dal nobile Annibale degli Abbati Olivieri il quale, donando alla città il suo palazzo, la sua enorme biblioteca e le sue collezioni d’arte, voleva contribuire a «rendere i cittadini culti e operosi perché ove regna l’ignoranza non vi può essere buon costume». Da sempre sede privilegiata di studi, l’Ente Oliveriano è stato retto in tempi recenti da celebri filologi, fra i quali il latinista Scevola Mariotti, che hanno fatto degli studi classici e storici la cifra di questa istituzione. Questo spirito permea anche il Salone della Parola che, fuggendo deliri nominalistici e onanismo linguistico, propone (ricordando il Wittgenstein del Tractatus logico-philosophicus) una riflessione sui limiti del linguaggio come confine cognitivo del mondo. Senza preclusioni ideologiche (e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero della Cultura) si alterneranno, nelle corti, nei giardini e nei palazzi storici di Pesaro, intellettuali dalle estrazione più diverse: da Armando Torno a Massimo Cacciari, da Gianni Puglisi a Luciano Canfora, da Alain Elkann a Salvatore Natoli per oltre cinquanta eventi scanditi in quattro giorni (con un costo complessivo, molto contenuto rispetto ad analoghe rassegne, che si colloca al di sotto dei 50 mila euro). Nel profluvio della comunicazione contemporanea ove tutti siamo immersi le parole abbondano.

Proferite con leggerezza sembra abbiano smarrito la loro natura razionale a favore dell’opinione mutevole. Il Salone della Parola può essere una buona tappa per tentare un’inversione di rotta perché «solo ove c’è della buona filologia si può fare della buona filosofia».

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