Fabrizio Ravoni
da Roma
Il Fondo monetario internazionale prende per buone le previsioni macroeconomiche e sui conti pubblici, contenute nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef). Nel suo Outlook, che verrà presentato ufficialmente al summit di Singapore, lFmi indica per questanno una crescita del Pil interno dell1,5%, e lo riduce all1,2% per il 2007: esattamente le stesse cifre presenti nel Dpef.
Per i conti pubblici, il discorso non cambia. Il rapporto deficit Pil di questanno viene stimato da Washington al 4%; mentre quello del 2007 viene portato al 4,1%: ovviamente si tratta del deficit tendenziale, in assenza degli interventi correttivi che verranno introdotti con la legge finanziaria.
E proprio sulla qualità della manovra, il Fondo monetario (come ha già fatto la Commissione europea) concentra la propria analisi. Le condizioni della nostra finanza pubblica - dice il Fondo - restano «particolarmente difficili». Una condizione che richiede «un aggiustamento credibile a medio termine». Aggiustamento che il Fondo teme possa essere messo in dubbio dalla scelta del governo di ridurre da 35 a 30 miliardi la manovra complessiva per il 2007.
Nellimpostazione della finanziaria, tratteggiata dal Dpef, si diceva che dei 35 miliardi di misure, 20 erano gli interventi correttivi e 15 quelli destinati allo sviluppo. Per il Fondo (ma anche per la Commissione europea) quei 20 miliardi, pari all1,35% del Pil, erano indispensabili per scendere dal deficit tendenziale del 4,1% ad un deficit programmato del 2,8%. Se a quei 20 miliardi se ne tolgono 5 (come annunciato da Padoa-Schioppa), il deficit atteso non scende più al 2,8, ma al 3,1%: sopra il tetto previsto dal Programma di stabilità. E per di più questa mancata discesa avviene in un momento di crescita economica decisamente migliore di quella registrata nel quinquennio precedente; quando la media annua di aumento del Pil fu dello 0,75%.
Non è finita. Le preoccupazioni del Fondo sulla qualità della manovra vanno oltre il mero calcolo aritmetico. Seppure fra le righe, lFmi è fortemente preoccupato dei pericoli politici connessi alla compattezza della maggioranza. Una preoccupazione che non è legata alla durata del governo; ma alle scelte non proprio rigoriste che frange estreme della maggioranza possono imporre a Palazzo Chigi. Il rischio - fanno capire gli esperti dellFmi - che lItalia perda loccasione favorevole della ripresa per mettere ordine nei propri conti pubblici.
Anche perché cè la possibilità che il buon andamento economico non sia destinato ad attraversare un lungo periodo storico. Il prossimo anno sia leconomia americana sia quella tedesca rischiano di subire una battuta darresto. La sola scelta della Merkel di aumentare lIva in Germania rallenterà di mezzo punto la crescita della prima economia europea; e quella maggiormente integrata con la nostra.
Ne consegue che il tempo a disposizione per intervenire sui conti pubblici, utilizzando la spinta della crescita, è breve: lo spazio di qualche mese. Ed i segnali che arrivano dal governo di Roma non vanno nella direzione auspicata a Washington come a Bruxelles.
La riduzione dellentità della manovra agganciata esclusivamente ad un buon andamento delle entrate viene vista più come una decisione per soddisfare frange della maggioranza, che non come un intervento sul fronte del rigore.
Vincenzo Visco, comunque, non sembra preoccupato degli avvertimenti del Fondo. Il vice ministro allEconomia osserva che «anche noi abbiamo previsto un Pil dell1,5 questanno e dell1,2 nel 2007». Poi tenta di rassicurare il Fondo monetario.
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