Anche i centri sociali in guerra con Cofferati

Il sindaco minaccia nuovi sgomberi. I no global: «Il cileno non ci piegherà»

Claudia B. Solimei

da Bologna

Le prime ostilità c'erano state la scorsa estate, a giugno, quando il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, fino all'ultimo, aveva tenuto in sospeso lo svolgimento della Street Rave Parade, la grande festa di strada antiproibizionista che da anni si tiene in città. Alla fine il rave si era fatto. A organizzarlo, il centro sociale Livello 57, uno dei più «cattivi» di Bologna, o almeno quello rimasto più lontano da contaminazioni commerciali che hanno invece investito altre realtà. Sono passati quattro mesi, e la campagna sulla legalità lanciata dal Cinese ora investe direttamente anche loro, i «compagni» dei centri sociali. A partire proprio dal Livello, che si è trovato di fronte a un aut aut della giunta Cofferati: trasferirsi all'estrema periferia di Bologna, dopo un primo trasloco avvenuto sotto l'amministrazione di Guazzaloca che li aveva portati dai viali di circonvallazione alla zona industriale Roveri - dove si sono susseguite le lamentele delle aziende vicine -, oppure scomparire. Le trattative sul trasferimento si sono interrotte e così è arrivato l'ultimatum. Immediata la reazione: «Non ci piegheremo a nessun diktat, a nessun aut aut» hanno avvertito ieri dal centro sociale, che oggi si occupa dell'organizzazione di concerti e di politiche antiproibizioniste. E poi hanno attaccato la svolta autoritaria del primo cittadino: «Evidenziamo quella che ormai sembra una costante cilena: schierare la polizia per risolvere i problemi sociali». Ma ieri Cofferati ha ribadito la sua linea intransigente: «Devono essere collocati in zone che non producano disagio per i cittadini, ma soprattutto devono avere condizioni uguali e non di privilegio rispetto ad altri operatori del settore, perché anche questo è legalità».
I diretti interessati, allora, hanno cercato di difendersi: «Vogliamo ricordare che dal 1996 collaboriamo con l'Unione europea e con la Regione Emilia-Romagna su progetti per la riduzione del danno».
L'ultima presa di posizione del sindaco avrà nuove ricadute politiche, perché si aggiungerà alla già lunga lista di malumori di alcuni pezzi della sua maggioranza, da dieci giorni in fibrillazione dopo le ruspe mandate ad abbattere le baracche dei romeni sul Lungoreno. Rifondazione comunista e i Verdi sono da sempre vicini alle realtà dei centri sociali. In uno di questi, il Teatro polivalente occupato, fu ospite anche Fausto Bertinotti prima delle primarie dell'Unione.

Per il momento il Tpo, dove fanno base i gruppi no global più radicali, come i Disobbedienti di Luca Casarini, non sarebbe nella lista nera del sindaco. «La storia e la vitalità dei centri sociali - ha avvertito ieri il coordinatore dei Verdi in città, Carmelo Adagio - non è per questa città un problema, ma una risorsa che sarebbe sbagliato disperdere».

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