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Anche i treni svizzeri in ritardo "Ma ora pagano i ferrovieri"

Addio al mito della puntualità. La proposta del presidente delle linee elvetiche: "Togliere i soldi dal salario servirà a responsabilizzare gli impiegati". 

Anche i treni svizzeri in ritardo 
"Ma ora pagano i ferrovieri"

Non basta che l’anno scorso il 95,8 per cento dei treni sia arrivato in tempo o con meno di cinque minuti di ritardo. Non basta nemmeno aver fissato un limite ancora più rigido: due minuti e 59 secondi al massimo e che questo limite sia stato rispettato da circa il 90 per cento dei treni nel 2008. Gli svizzeri vogliono di più. Maniaci della puntualità, conosciuti in tutto il mondo per la loro ossessione - che negli orologi di precisione ha trovato la sua massima espressione - stavolta vogliono superare ogni limite. O meglio fare di tutto per rientrare in quello che li interessa di più: il tempo.

In barba alle polemiche già scatenatesi tra i sindacalisti d’Oltralpe, il presidente delle Ferrovie svizzere ha annunciato estremi rimedi a mali estremi. E seppur di qua dalle Alpi si fa fatica a comprendere quale sia l’emergenza in un treno che accumula al massimo quattro minuti di ritardo, Andreas Meyer è stato categorico in un’intervista al SonntagsZeitung: ogni minuto perso ricadrà sulla retribuzione del personale.

Con un meccanismo che potrebbe essere inserito in seguito nel contratto di lavoro dei ferrovieri, per ogni ritardo sarà individuato un responsabile. A quel punto la punizione ricadrà sull’unità organizzativa di cui fa parte il colpevole. «In questo modo possiamo far pressione per limitare ancora di più i ritardi», ha detto al domenicale di Zurigo. Solo così, insomma, i dipendenti capiranno davvero il disagio creato ai passeggeri, si sentiranno responsabili e sentiranno che la puntualità è parte decisiva delle loro performance - ha precisato Meyer - e che avrà effetti immediati sulla loro busta paga.

«In un sistema complicato come quello delle Ffs è praticamente impossibile individuare il responsabile o i responsabili dei ritardi», ha replicato Peter Moor, portavoce del sindacato dei Trasporti svizzero Sev, che tra l’altro intende eliminare del tutto nei negoziati del 2010 la componente salariale legata alla prestazione.

«Messe così, mi sembrano dichiarazioni da colpo di sole», commenta tranchant Giovanni Luciano, segretario nazionale aggiunto della Fit-Cisl. Che in effetti ricorda - e in questo non si trova in disaccordo con fonti delle Ferrovie dello Stato - che il sistema italiano già sanziona con provvedimenti disciplinari l’inosservanza delle regole contrattuali. Se la responsabilità di un dipendente è evidente - come può esserlo nel caso del macchinista che si presenta in ritardo al lavoro e provoca il ritardo del treno - il contratto già prevede sanzioni a carico del singolo dipendente. E per tornare al cuore del problema, il sindacalista Luciano ci tiene a precisare: «Sempre che sia dimostrabile e dimostrato che siano i dipendenti la causa del ritardo... il nostro sistema, per esempio, ha tanti di quei problemi...». Poi la difesa dei colleghi svizzeri: «Credo che abbiano la nostra stessa etica. O il presidente intendeva riferirsi all’introduzione di un contratto sul modello italiano, oppure, ripeto, mi sembra un’idea da solleone».

Intanto per i passeggeri svizzeri sono in arrivo altre novità, meno piacevoli. L’aumento del prezzo dei biglietti - non si sa ancora di quale entità - scatterà a partire dal dicembre 2010. Troppo limitati e in calo continuo i guadagni per persona trasportata al chilometro. Se il treno è in ritardo, pagherà l’impiegato.

Ma da fine anno toccherà agli svizzeri mettere mano al portafogli.

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