(...) (perché preparate solo per 500 persone), c'era davvero un bellassortimento di persone: dai politici per una volta non politicanti ma lì presenti come noi e con noi, «cittadini della strada», alle famiglie con tanto di bambini appresso; dai sacerdoti con gruppetti di parrocchiani alle persone di fede mussulmana (bellissima testimonianza di alcune famiglie al gran completo); forse un po' meno giovani, ma qualcuno c'era, chi forse un po' incuriosito e capitato lì per sentito dire dagli amici, ma tutti, veramente tutti, sereni e con un solo pensiero: quello di dire il loro sì alla famiglia, a mons. Bagnasco, il nostro caro don Angelo Bagnasco, e come dire, per consentire davvero a Cristo, attraverso la Chiesa, di parlare, di essere libero di parlare, ancora oggi, ai cuori delle persone, proprio come esortava Benedetto XVI.
In via dei Macelli di Soziglia s'alza l'unica voce di protesta da una delle finestre dei piani superiori
qualcuno teme qualche ramata d'acqua, per fortuna è solo un «state zitti» (quando nessuno per altro stava parlando, se non un gruppetto di giovani che s'era messo a recitare spontaneamente un rosario, per altro a bassa voce, udito con le mie orecchie solo perché mi trovavo lì a fianco). Seguito da qualche grida del tipo: «La Chiesa non può imporci le sue cose!» e frasi superflue del genere, che non vale nemmeno la pena di riportare. Basterebbe quell «aprire le porte della propria libertà» che tanto il Papa quanto la Chiesa continuamente ripetono, per evitare anche sul nascere qualsiasi polemica. La fede, infatti, ribadiamolo, non può essere Fede se viene imposta. Mai. La libertà è sempre il punto di partenza. Il secondo passo è la coerenza. Ed forse è su questo punto che si è meno convinti e per cui spesso si è testimoni di fatti spiacevoli o che, addirittura, possono recare scandalo.
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