Anche l’accusa difende il Genoa

Anche l’accusa difende il Genoa

Cagliari-Sampdoria 1-0. Il presidente Garrone non ci sta e richiama all'ordine tecnico e giocatori. «Io che mi batto da solo contro tutti e tutto - ha detto in buona sostanza - non accetto che a Cagliari, contro una squadra che non aveva mai vinto in questo campionato, non si sia messa in campo la stessa ferocia agonistica che quattro giorni prima ci aveva permesso di battere la Lazio».
Reprimenda legittima, caro presidente. Ma qui mi permetto di spiegarle la ragione storica e quella contingente dell'amaro flop isolano.
Ragione storica. Il fatto è, caro presidente, che lei si è fatalmente invaghito di una squadra femmina di facili costumi. È purtroppo storicamente dimostrato che la Sampdoria è incapace di resistere alle altrui pressanti istanze di conforto. Vada a riguardare i sacri testi, e comunque ci faccia caso: a un attaccante che ha perso da tempo la via del gol e a una squadra che ha perso da tempo la via della vittoria basta incontrare la Sampdoria per ritrovare la memoria; a un allenatore sul punto di perdere la panchina basta incontrare la Sampdoria per ritrovarsi in salvo, almeno lì per lì.
Le assicuro che, fatte salve le sfumature, è accaduto con tutti i suoi predecessori nessuno escluso: da Sanguineti a Parodi, da Ravano a Lolli Ghetti, da De Franceschini a Salatti, da Colantuoni a Rolandi, da Costa a Paolo Mantovani a suo figlio Enrico; e sta accadendo con lei. E non c'è stato allenatore immune: fior da fiore, da Baloncieri a Foni, da Czeizler a Monzeglio, da Bernardini a Bersellini, da Eriksson a Novellino.
Ragione contingente. La sua Sampdoria attuale sta pagando la condizione forzatamente precaria di troppi giocatori reduci da gravi infortuni (Bonazzoli, Falcone, Bazzani) o penalizzati da prolungata semivacanza agonistica e/o da acciacchi fisici più o meno fastidiosi (Castellazzi, Olivera, Sala, Terlizzi, Accardi, Maggio, Parola, Volpi). È questo il retaggio del passato prossimo e della vostra campagna estiva di mercato, peraltro tutt'altro che disprezzabile in assoluto. Il tutto sommato alla penalizzante megasqualifica di Flachi, elemento tuttora fondamentale nello scacchiere blucerchiato.
Tutto ciò rende purtroppo attualmente impervio all'organico blucerchiato esprimere una squadra in grado di risultare altamente competitiva partita dopo partita in presenza di impegni ravvicinati (Atalanta, Lazio, Cagliari).
Ora io non conosco il farmaco giusto per togliere il vizio all'impenitente sua Signora del quinto piano scaldata a termosifone (Bruce Marshall), ma ho imparato nel tempo cosa sia consigliabile per limitare le conseguenze. Punto primo: lavare tassativamente i panni sporchi in famiglia, per non avvelenare il clima interno e favorire la concorrenza. Punto secondo: sdrammatizzare il più possibile, oltretutto sottraendosi alla sindrome da accerchiamento in ambito locale nel vigoroso tentativo di creare un intrigante clima da «figgeu spalletta!» da far valere in campo nazionale.
Insomma, occorrono tempo, pazienza e nervi saldi. E soldi: semmai da investire con oculatezza il giorno in cui diventasse finalmente più equa la distribuzione dei diritti televisivi. E a lei, caro presidente, non manca proprio niente di tutto ciò.
Verona-Genoa 1-1. Va tutto bene. Il gol finale del Verona, squadra vigorosissima che subisce poco e purtroppo per lei segna col contagocce, ci stava in chiave di calcolo delle probabilità. Per vincere e accennare la fuga si sarebbe dovuto precedentemente raddoppiare il gol dello straripante Marco Rossi, ma non era facile per via del flessore sinistro che sta angustiando il determinante Giuseppe Greco. Pazienza. La Juve, ora che la «giustizia» sportiva le ha definitivamente assicurata la serie A con diploma e medaglia, bisogna dimenticarsela. E per tenere a bada Rimini, Piacenza e Cesena basterà provvedere sabato a spese del Crotone.


Infine sposto il tiro su Matarrese e la «giustizia» sportiva restando in fiduciosa attesa di dure squalifiche ai campi di Napoli e Bari i cui ultras hanno orrendamente devastata la stazione ferroviaria di Piacenza. E chiedo al governo: vogliamo finalmente smetterla di concedere treni speciali - stavo per scrivere carri bestiame - ai tifosi in trasferta?

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