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Anche l’Inferno diventa musical alle Erbe

Il regista: commedia brillante che riesce a far pensare

Matteo Failla

Ci sono tanti modi per fare teatro e ci sono tanti modi di essere attore; se dovessimo prendere in considerazione i due casi estremi potremmo affermare che esiste chi lo è per professione e chi lo è invece per svago, magari il sabato pomeriggio nell’oratorio sotto casa. Ma tra questi due estremi compaiono “categorie teatrali” da tenere sempre in considerazione: come ad esempio quella di coloro che durante il giorno hanno un lavoro come tanti ma che, dopo anni di studi teatrali e stage, decidono di formare una compagnia semiprofessionale che riempia la vita del “dopo lavoro”.
È questo il caso della Compagnia “Effetti Compresi”, nata a Milano nel settembre 2003 da un’idea di Domenico Zucano, ed ora in scena al Teatro delle Erbe, oggi e domani, nello spettacolo-musical Anche all’inferno accade che..., una commedia brillante ambientata negli anni Cinquanta-Sessanta che spesso “sfora” nel musical con balletti sulle note di Frank Sinatra. E la nota di rilievo è che tutto il ricavato sarà devoluto a favore dell’“Associazione Laura Coviello” per la lotta contro la leucemia.
Com’è nato questo spettacolo, prende ispirazione da qualche testo letterario o teatrale?
«In realtà è un testo originale frutto della mia fantasia – spiega il regista e autore Domenico Zucano -, ma se dovessimo trovare qualche esempio, molto alla lontana, potremmo citare Vi presento Joe Black. La storia è ambientata all’interno di una grande villa di proprietà di un ricco conte. Ospiti del conte sono Francesco e la sua famiglia, ma per quest’ultimo la permanenza si rivelerà particolare; a causa del suo torbido passato Francesco si ritroverà al cospetto del diavolo, al quale chiederà la possibilità di riscattarsi: gli verrà concessa una settimana, durante la quale verrà affiancato da un diavolo un po’ particolare, con un debole per la musica».
È una commedia che vuole solo divertire o lascia spazio alla riflessione?
«Al momento della stesura il mio intento principale era quello di divertire, ma alla fine, prova dopo prova, ho visto che anche un tema al quale tengo molto acquisiva sempre maggior importanza: quello dell’amicizia. Rimane quindi pur sempre una commedia divertente, ma con sprazzi di riflessione».
In questo spettacolo sei autore, regista ed in alcuni momenti anche attore. Se dovessi scegliere tra i tre ruoli?
«Fino ad ora ho sempre fatto l’attore, ma il ruolo di regista mi affascina. Premetto ancora una volta che non siamo una compagnia di professionisti ma piuttosto di “amatori seri”, ed affrontare con rigore e passione questa nuova sfida alla regia è stato entusiasmante: mentre scrivevo il testo già mi mettevo nei panni del regista, immaginavo gli attori della compagnia recitare sul palco. Il passo successivo è stato mettere tutto in pratica, e devo dire che il risultato è stato a volte migliore di quanto immaginassi in fase di studio».


Hai in programma altre opere?
«Per ora ci concentriamo a portare in giro Anche all’inferno accade che..., ma non è escluso che la prossima messinscena della Compagnia possa invece riguardare testi noti del teatro classico».

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