Se la Germania dopo la Prima guerra mondiale è precipitata in un fiume di lacrime e di disastri economici, lItalia non ha riso. Vedasi lespressione «vittoria mutilata» che venne coniata da DAnnunzio e che divenne rapidamente uno dei cavalli di battaglia del neonato movimento dei fasci di combattimento. Insomma, strani destini paralleli tra vinti e vincitori dello stesso conflitto. Ne abbiamo parlato con Giorgio Galli, politologo molto attento alla genesi dei totalitarismi (tra i suoi tanti libri si ricordano Storia del socialismo italiano e Hitler e il nazismo magico).
Professor Galli lItalia è tra i Paesi che la prima guerra mondiale lhanno vinta. Ma questa vittoria non ci portò grandi benefici...
«DAnnunzio lanciò quasi subito il suo slogan Vittoria mutilata, legato soprattutto alla questione di Fiume e questo creò nel Paese una fortissima sensazione di disagio. Ma non è che gli alleati ci avessero scippato Fiume... Il patto di Londra stipulato prima dellentrata in guerra non la comprendeva. Era stato il governo italiano a muoversi molto male».
Ma lItalia entrando in guerra in ritardo e cambiando schieramento non era in condizione di negoziare al meglio la sua posizione?
«Teoricamente sì. Lo sbaglio probabilmente fu quello di pensare che il conflitto si sarebbe chiuso subito. Cera lillusione della grande spallata. Nessuno pensava a seicentomila morti e a uneconomia stravolta dal conflitto».
E dal punto di vista delle riparazioni lItalia riuscì a ottenere cifre consistenti come i milioni di marchi oro destinati dal trattato di Versailles a Francia e Inghilterra?
«Assolutamente no. LImpero degli Asburgo si dissolse e di conseguenza non rimase un soggetto unitario da cui pretendere degli indennizzi. Quindi da questo punto di vista la vittoria totale con la dissoluzione del nemico in tante nazionalità si rivelò una vera beffa. La Germania qualcosa ci pagò, ma ovviamente non era contro i tedeschi che avevamo combattuto direttamente la guerra...».
Quindi dal punto di vista economico fu un pessimo affare?
«Certamente la guerra non fu un affare. La riconversione del sistema industriale a uneconomia di pace ebbe dei costi sociali altissimi e questo favorì il divampare dellestremismo di stampo bolscevico e di quello fascista in risposta. Il fascismo cavalcò la vicenda di Fiume».
Anche durante la stipula del trattato di pace di Versailles, nel 19, il governo italiano si mosse male? A un certo punto un Sidney Sonnino in lacrime lasciò il tavolo dei lavori...
«Gli storici su questo sono abbastanza concordi.
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