Anche Lady Gaga cede al nuovo dadaismo

Figurarsi Lady Gaga. Il remix è l’altra faccia della sua dance, l’extension di canzoni che velocemente l’hanno trasformata nella prima diva del pop.2, quel nuovo pop multimediale nel quale la musica è alimentata dall’immagine come mai prima.
In queste settimane, sparpagliato qui e là per il mondo, così strategico da arrivare prima in Gran Bretagna e Giappone e solo l’altro giorno in America seguendo la stagione dei club, è uscito il cd The Remix. Ovazioni in tempo reale: già mezzo milione di copie vendute in quel mercato trasversale che dai deejay si spinge fino al pubblico più curioso. Diciassette canzoni straconosciute di Lady Gaga. Da Just dance a Paparazzi a Bad romance. Tutte prese in mano da produttori e deejay spettacolari come Stuart Price o Richard Vission che le hanno spolpate, velocizzate o rallentate, infettate con bpm e campionamenti i più vari, tirandone fuori un identikit completamente diverso. E basta ascoltare Eh eh (nothing else I can say) remixata da Frankmuzik, così ossessivamente allegra. Oppure la Telephone ricucita dai danesi Alphabeat, sincopata come si può accettare solo a notte fonda, malinconicamente piena di anni Novanta come se da allora non fosse passato tutto questo tempo.
In poche parole, il remix è il nuovo dadaismo pop, irrispettoso e stravagante ma solo all’apparenza disgustato dalla tradizione. Il dadaismo irrideva le convenzioni (anche politiche) perché la contestazione attraverso la risata era l’unica consentita. Invece il remix è l’unico modo possibile (per ora) di irridere, forse smontare e forse ricostruire, una parte del pop che pare totalmente asfittica perché, dopotutto, in tutta questa irriverenza stilistica, legittimata e pompata dalla tecnologia, deejay come David Guetta o Bob Sinclar tirano fuori idee nuove o, quantomeno, così abilmente restaurate da sembrare nuove.
E Lady Gaga è perfetta.


In fondo il suo look è di per sé un remix, una elaborazione grafica, geniale persino, di look precedenti, già visti e spesso già dimenticati. E la sua musica ha i cromosomi ideali per essere sezionata e rigenerarsi come se niente fosse, a dimostrazione che non importa quale vestito abbia una canzone se è davvero bella.

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