(...) Per il resto, una carneficina, che ha lasciato sul campo persino i generali di una vita, come Gianni Plinio, e i graduati del Pdl, come Gianfranco Gadolla, coordinatore metropolitano del partito. E poi, da levante a ponente, una serie infinita di vittime: nel savonese, lex capogruppo azzurro ed arancione Angelo Barbero, che godeva proprio dellappoggio di Minasso, non è stato eletto; a Genova, oltre a Plinio e Gadolla, non ce lha fatta il consigliere comunale Aldo Praticò; alla Spezia sono rimasti fuori i due ex An Giacomo Gatti (che proprio ieri ha bocciato la corrente finiana senza possibilità di appello) e Fabio Cenerini.
Insomma, una disfatta. Che, fra laltro, ha coinvolto anche gente assolutamente incolpevole e che la pensa in modo diametralmente opposto a Fini. Uno come Plinio, che pure ha avuto il presidente della Camera come testimone di nozze ed è suo amico da trentanni, sostiene da anni tesi diversissime da quelle di Fini. Eppure, non è bastato nemmeno questo, nemmeno il fatto di non vergognarsi di portare avanti lidentità missina. Ed è stato bocciato pure lui. Come sono stati bocciati sei consiglieri regionali su otto ex An in Lombardia e eletti storici in Piemonte e in mezza Italia.
E non è che sia andata meglio a consiglieri sponsorizzati dalla fondazione di Montezemolo, che qualcosina con Fini centra. Un conto è fare discorsi alati, un conto è organizzare campagne acquisti parlamentari, un conto è convincere opinionisti radical chic, un conto è conquistarsi i voti sul campo uno per uno.
Confesso che, laltro giorno, ho apprezzato moltissimo lintervento del senatore Enrico Musso che escludeva, mettendolo nero su bianco, un ingresso nei gruppi parlamentari autonomi ventilati da Fini. Ma, certo, nemmeno a Musso ha fatto bene essere assimilato al gruppo del presidente della Camera, nè vedere laggettivo «finiano» piazzato a fianco al suo nome dalle agenzie di stampa spesso e volentieri. Ad esempio, quando ha sottoscritto insieme a Mario Baldassarri un emendamento al progetto di legge sulle intercettazioni a proposito della parola «evidenti» come aggettivazione degli indizi di colpevolezza necessari per lautorizzazione allintercettazione.
Però, anche senza scomodare Goebbles, gli indizi di una simpatia di Musso per i finiani, magari non erano evidenti, magari non erano neppure gravi, però cerano. E sul risultato di preferenze deludente dei due candidati alle regionali sponsorizzati dal professore - Gianfranco Gadolla e Francesco Felis - magari possono aver pesato scelte come queste o come quella sul processo breve.
In tutto questo, è molto positivo che il popolo dei nostri lettori si stia scaldando moltissimo proprio su Musso e sulla sua opportunità di candidatura alle comunali. Del resto, era stato lo stesso Enrico - da persona capace, perbene e intelligente quale è - a mettere sul tavolo la sua candidatura, a disposizione di candidati eventualmente più competitivi. E proprio questo sarà il tema del dibattito nei prossimi giorni.
Qualcuno dirà che siamo in anticipo. Ma lo dicevano anche quando sollevavamo dubbi sulla candidatura di Biasotti o, meglio, del Biasotti-parlamentare. Il ruolo di Cassandra non piace a nessuno. Però si è visto come è finita.
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