Politica

«Anche da Prodi sì al ritiro graduale dall’Irak»

Soddisfazione per l’incontro con il Papa: «È pronto ad aiutarci con ogni mezzo»

Mimmo Di Marzio

da Milano

Altolà del presidente iracheno Jalal Talabani alla sinistra italiana: guai a pensare ad un ritiro immediato del contingente internazionale dall’Irak, perchè sarebbe «un grave errore» di cui ci si pentirebbe amaramente. Al contrario, il leader curdo sottolinea la «necessità di un ritiro graduale e secondo un programma da concordare», e invita l’Italia a lasciare comunque in Irak «forze limitate per l'addestramento della polizia e dell'esercito iracheno», oltre a portare avanti gli aiuti «finanziari e umanitari, e incoraggiare le aziende italiane a investire e lavorare in Irak».
L’avvertimento è indirizzato alla sinistra radicale e in particolare a Rifondazione poichè, sottolinea Talabani, da Prodi, Rutelli, D'Alema e Fassino è già arrivata la promessa che in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni, «il ritiro dall'Irak sarà graduale, programmato e concordato con il governo iracheno».
Riguardo al ritiro americano, il presidente dell'Irak post-Saddam taglia corto: «Non vogliamo incoraggiare in nessun modo i terroristi, è una questione regolata dai rapporti bilaterali e dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza», ma assicura: «Stiamo lavorando per riuscire ad annunciare, entro la fine del 2006, che abbiamo forze irachene sufficienti a rimpiazzare quelle della coalizione».
Intanto il punto fermo del calendario di transizione restano le elezioni di dicembre. Nelle previsioni di Talabani, si va verso un esecutivo di coalizione in cui accanto ai due attuali schieramenti di governo, curdi e sciiti, si imporranno le liste laiche di Ayad Allawi e Ahmed Chalabi. «Penso che non ci sarà nessuno in grado di ottenere la maggioranza assoluta» rivela il presidente curdo, che giudica un governo di coalizione «indispensabile per consolidare l'unità nazionale, far partecipare tutti gli iracheni alla gestione dello stato e sbarrare la strada ai terroristi islamici e agli altri elementi che complottano contro la sicurezza dell'Irak».
«Il prossimo governo - è opinione di Talabani - dovrà affrontare seriamente il terrorismo, seguendo un piano complessivo, politico, economico, panarabo, regionale e internazionale».
Talabani ha inoltre espresso grande soddisfazione per l’incontro avuto a Roma con il Papa: «Ecco il giorno che volevamo, perchè il Vaticano è uno degli stati più importanti del mondo. Le cose che ho sentito dal Papa - ha detto Talabani - sono davvero eccellenti. È pronto ad aiutare gli iracheni con tutti i mezzi».
Sul delicato tema del terrorismo internazionale è intervenuto ieri anche il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, che ha espresso scarso ottimismo: «Il terrorismo ha già colpito duramente in Europa e continuerà a colpire. Non a caso anche in tempi recentissimi sono stati sventati attentati in preparazione». Pisanu è tuttavia convinto che l’Italia resterà indenne da attacchi come quelli che hanno colpito Londra e Madrid. I Paesi più a rischio sarebbero attualmente Inghilterra e Olanda. «Il terrorista - afferma il ministro - colpisce dove è più facile colpire, con il minor rischio possibile per lui. Il bersaglio preferito è quello che dà la maggior certezza di riuscita dell'attentato».

Quanto alle prossime Olimpiadi come possibile obiettivo, Pisanu afferma che i terroristi «scelgono delle occasioni, dei luoghi che possono garantire il più elevato impatto mediatico».

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