Cronache

Anche la Provincia dice «no» al ricordo dell’eroe Quattrocchi

Aspre polemiche e tensione ieri a palazzo Spinola per la mozione di Fi sul bodyguard ucciso in Irak

Anche la Provincia dice «no» al ricordo dell’eroe Quattrocchi

Fabrizio Graffione

«In pochi sanno che il secondo esercito in Iraq dopo quello statunitense, ma prima di quello inglese e italiano, è composto dagli irregolari, gente che fa il poliziotto privato o il mercenario. Persone che sono lì per amore di interesse e non di patria. Anche i giovani che hanno le cinture imbottite di tritolo e si fanno saltare in aria sono ritenuti dei patrioti e dei valorosi dalle loro parti. Eppure noi li chiamiamo terroristi. Dipende dai punti di vista, insomma. Non conosco Quattrocchi. Nessuno ci ha detto che cosa ci stava a fare lì in Iraq. Perché su quattro colleghi uno non si è salvato. Un sottosegretario della Repubblica italiana ha detto che il filmato della morte del genovese trasmesso dalla televisione non coincide con quello visto precedentemente. Ci sono ancora cose che vanno indagate e capite. Andiamoci cauti con gli eroi».
È in questo clima, nell'atmosfera quasi da tagliare con il coltello, che ieri Felice Stagnaro, consigliere Ds, annuncia il suo voto contrario alla mozione presentata in provincia dal gruppo di Forza Italia per intitolare un bene del patrimonio provinciale a Fabrizio Quattrocchi. Un voto scontato. Come Stagnaro votano altri dodici consiglieri del centrosinistra. Assessore Eugenio Massolo compreso. Il presidente del consiglio, il Ds Maurizio Cavelli, si astiene. Tutto il centrodestra è compatto nel votare favorevole. Niente da fare, quindi. Dopo Comune e Regione, anche la provincia di Genova non vuole ricordare, a differenza di Roma, Milano, Assisi e Firenze e tante altre città italiane, quel figlio ammazzato dai terroristi islamici in Iraq. Anzi, si insiste e si pennella il giovane lavoratore genovese come un mercenario. Uno che non si sa se uccideva per soldi. Sicuramente uno che non era nelle file del nostro esercito e quindi non era un patriota. Poco importa la famosa frase. Il video, si insinua, sarebbe un falso. Praticamente una truffa della televisione di Stato.
Parole dure. Difficili da digerire. Che forse ci si aspettava provenire da Rifondazione comunista non da uno che rappresenta il partito dei riformisti candidato a governare tutti gli italiani. Parole che offendono non soltanto i genovesi perbene, ma pure l'orgoglio di una famiglia. Senza contare la confusione su chi è un terrorista da condannare e su chi invece serve il proprio Paese senza fare stragi di innocenti.
Eppure il dibattito, ieri pomeriggio, si era iniziato con parole di rispetto. Agostino Bozzo di An aveva ricordato la figura di Quattrocchi come quella di un bodyguard, un professionista della sicurezza, lontano anni luce da quella di un mercenario. Insistendo sull'affermare che i gesti come quelli del genovese rimangono nella storia.
Perfino Roberto De Montis, giovane indipendente di Rifondazione comunista, vicino ai centri sociali, pur scomodando Bertold Brecht «beati i popoli che non hanno bisogno di eroi», non aveva accennato a una mancanza di rispetto, a un dubbio, sulla commozione che si deve al genovese ucciso.
«Quattrocchi - ha spiegato nel suo intervento De Montis - è più volte vittima, e non solitaria, in quel contesto dell'Iraq».
Una tesi condivisa pure dal presidente del consiglio provinciale, Cavelli, che ha avviato i lavori in commissione per concretizzare l'iniziativa nelle prossime settimane. Favorevoli, in questo senso, anche i rappresentanti del centrodestra, ma con qualche distinguo.
«Rifiuto la posizione di Rifondazione comunista - dice il vice capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Zito - con l'uccisione di Quattrocchi la situazione economica italiana non c'entra niente. Piuttosto dispiacciono le alchimie trovate dalla Provincia per discutere in ritardo la nostra mozione. Il fatto di non partecipare ai funerali del genovese ucciso dai terroristi islamici è stato un grave errore del presidente Repetto, così come del sindaco Beppe Pericu».
Il presidente della Giunta, Alessandro Repetto, non ci sta.
«Cerchiamo di non cadere nelle strumentalizzazioni - spiega Repetto - siamo tutti favorevoli a trovare un riconoscimento per le vittime del terrorismo, non soltanto per Quattrocchi. Rispetto la coscienza di tutti, anche quella dell'assessore Massolo che nei giorni scorsi ha fatto un gesto individuale. Siamo indipendenti rispetto a Regione e Comune. Quindi occorre proseguire verso l'intitolazione di un'aula o di un sito provinciale, come abbiamo dedicato al centro per l'impiego di Prà a favore dei vigili del fuoco, ma per tutte le vittime del terrorismo».
Amaro il commento di Roberto Bagnasco, capogruppo di Forza Italia.
«L'aria di Genova - dice Bagnasco - non è quella che si respira nelle altre città italiane dove si è scelto, con grande sensibilità, di intitolare una strada a Fabrizio Quattrocchi. La nostra battaglia non ha nulla di strumentale o di politico.

Volevamo soltanto portare all'attenzione dei consiglieri un argomento e una persona importanti dal punto di vista morale».

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