Milano - Dopo Zabel, anche Riis. Anche Bjarne Riis ha assunto Epo nel corso della sua carriera da professionista. L’attuale direttore sportivo della CSC, vincitore del Tour de France nel 1996 quando correva per il Team Telekom, la squadra tedesca al centro dello scandalo doping esploso in Germania, ha ammesso oggi, nel corso di una conferenza stampa in corso di svolgimento a Lyngby, di avere assunto sostanze vietate. "Ho preso Epo anche io, me lo procuravo da solo", ha detto Riis. Che ha sottolineato la responsabilità dei medici, "che avrebbero dovuto badare alla salute dei corridori", e si è detto dispiaciuto per "avere mentito alla gente".
Tour vinto da dopato Riis ha quindi ammesso che "al Tour de France del 1996 non ero pulito, ma ho anche lavorato duramente per vincerlo". L’ex ciclista danese ha quindi detto che "se qualcuno vuole riprendersi quella maglia gialla, faccia pure, è chiusa in una scatola di cartone". Riis ha poi spiegato che confessa solo oggi "perché allora sapevo poco o niente su questo tema. Ma oggi mi voglio anche scusare e ricordare che gli uomini possono sbagliare", ha detto Riis nella conferenza stampa. "Ma devo anche specificare che solo io sono l’unico responsabile delle mie azioni". Riis ha confermato che negli anni ’90 "era facile acquistare doping" e ha ammesso di avere assunto sostanze proibite "dal 1993 al 1998". Ma non è vero, ha specificato il danese, che il ematocrito fosse al 64%, come ha scritto l’ex-massaggiatore belga della Telekom, Jef d’Hont, in un libro-confessione.
Passato alle spalle "Se oggi sono qui è per parlare da uomo e non più da corridore" ha detto Riis. "La verità è importante, ma sono riuscito ugualmente a convivere con le bugie. Anche se per questo oggi devo innanzi tutto scusarmi con i giovani, ma vorrei anche mettermi il passato alle spalle". Riis ha poi parlato anche di un suo ex-corridore, Ivan Basso, "non è una sorpresa per me che lavorasse con il professor Fuentes", e dell’ex-compagno di squadra Jan Ullrich, "non so se ha assunto Epo anche lui". Riis ha quindi difeso il suo lavoro alla CSC. "La mia squadra è pulita ed è dimostrabile. I successi sono soprattutto frutto del lavoro, senza questo non c’é doping che regga", ha detto il danese.
"Purtroppo oggi c’é anche la tendenza a ridicolizzare le argomentazioni che riguardano il passato del ciclismo, ma questo sport sta facendo dei passi avanti e ne sono contento, perché ora non è più così facile prendere doping senza farsi scoprire come in passato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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