Ancora croci nel Mediterraneo: un nuovo naufragio fa 30 morti

Più di 4mila le persone tratte in salvo ma i dispersi sono oltre un centinaio

Valentina Raffa

Gente in acqua che cercava appigli, immigrati aggrappati allo scafo del peschereccio capovolto e semiaffondato, visi sconvolti dalla tragedia di un naufragio appena consumatosi, e poi le lacrime di chi, all'apparire dell'elicottero dei soccorsi, gioisce sentendosi finalmente in salvo, e chi invece è sopraffatto dal dolore di aver visto i propri cari scomparire tra i flutti. È la scena che si è presentata ieri, a 35 miglia dalle coste libiche di Zuara, ai soccorritori di una nuova tragedia del mare, a meno di 24 ore da un altro naufragio.

L'enorme cimitero del Mediterraneo fa spazio a una trentina di nuovi corpi, accogliendo nel profondo ventre speranze infrante e sogni inesaudibili. A lanciare l'allarme è stato un velivolo lussemburghese che partecipa all'operazione Sophia-Eunavformed, la missione dell'Ue che pattuglia il Mediterraneo per soccorrere gli immigrati. Un secondo velivolo di Eunavformed, spagnolo, ha raggiunto il luogo della tragedia poco dopo l'allarme ricevuto dai colleghi. A prestare soccorso anche due motovedette della Guardia costiera e una nave spagnola della missione europea la «Reina Sofia». Sono 88 le persone tratte in salvo.

Non si fa in tempo a piangere i morti del giorno prima, con un bilancio di 5 corpi recuperati e un centinaio finiti in fondo al mare, tra cui un bimbo di 6 anni, come riferiscono i genitori giunti a Porto Empedocle, che si rinnovano le stragi nell'indifferenza dell'Unione europea, che non accenna a cambiar politica. Mentre l'Italia continua ad accogliere senza porre limiti, cercando nuovi posti per le migliaia di immigrati giunti quotidianamente in quest'ultimo periodo, consapevole che ci sono decine di barconi in mare carichi di passeggeri e altri ancora sono pronti per partire.

L'unica nota positiva è sapere che una bimba di 9 mesi giunta a Lampedusa, la cui mamma incinta è morta durante la traversata, avrà assicurata la vita che merita in Italia, dove sarà adottata, e che un'altra vita è venuta al mondo nel tragitto verso il porto di Cagliari. È il piccolo Destinè Alex. Il resto è l'amara consapevolezza che questi ritmi pazzeschi di arrivi in Italia sono insostenibili, che il flusso migratorio dall'Africa non cesserà da solo, se non si interverrà con criteri logici e sensati, perché gli interessi di chi organizza i viaggi della speranza sono troppo alti per far largo a una presa di coscienza che paradossalmente nemmeno chi accoglie sembra possedere.

E continuano le operazioni di salvataggio. Ventidue solo ieri, con oltre 4mila persone tratte in salvo. E proseguono gli sbarchi: 493 profughi dell'Africa sub Sahariana sono giunti ieri con la nave inglese Enterprise a Messina, 387 sono approdati al porto di Cagliari a bordo dell'Aquarius. A Porto Empedocle è arrivata la nave Bettica della Marina militare italiana con 540 migranti, tra cui 48 donne, 51 bambini e i cadaveri di 5 uomini dai 20 ai 30 anni recuperati dopo il naufragio di mercoledì al largo della Libia. Altri profughi sono in viaggio per raggiungere la Sicilia.

Prosegue incessante anche il lavoro della polizia giudiziaria, che a Palermo ha fermato 17 scafisti arrivati mercoledì nel maxi sbarco di 1045 immigrati. I timonieri sono senegalesi, gambiani e uno è della Costa d'Avorio. Altri sei sono stati fermati ieri nell'ambito delle indagini sull'arrivo di 509 migranti al porto di Augusta due giorni fa.

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