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Ancora pericoloso parlar male dell'URSS in Russia

Giornalista di Mosca, reduce dei Gulag, denuncia «minacce ad alto livello» per un articolo considerato irriverente: «Sono i giovani filoputiniani che mi prendono di mira»

È ancora un esercizio pericoloso parlare in termini critici della defunta Unione Sovietica nella Russia del 2009. Un giornalista russo, Aleksandr Podrabinek, che collabora anche come corrispondente da Mosca del servizio russo di Radio France Internationale, ha denunciato sul proprio blog di essere stato «minacciato ad alto livello» dopo la pubblicazione di un articolo contro le pressioni delle autorità cittadine perchè un ristorante cambiasse il suo nome da «Antisovietico» a «Sovietico», in seguito alle proteste dei veterani della seconda guerra mondiale.
«Fonti di fiducia mi hanno informato che è stata presa una decisione ad alto livello di farmela pagare in qualsiasi modo», scrive nel suo blog sul Livejournal.com, spiegando di aver deciso di limitare da alcuni giorni ogni contatto. Podrabinek dice di ignorare chi sarà l'esecutore ma di non aver dubbi che saranno i Nashi, il movimento giovanile filoputiniano. «Il loro attacco contro di me e i miei familiari non è che un trucco della propaganda, un'imitazione della "indignazione del popolo" (che veniva utilizzata dai media sovietici per colpire persone scomode, n.d.r.)», aggiunge, definendola una copertura per la punizione già decisa. «Dietro c'è gente seria con intenzioni serie», sostiene, convinto che solo la protesta pubblica può fermare un potere «criminale».
L'articolo che ha sollevato la reazione dei Nashi è stato pubblicato il 21 settembre sul sito d'informazione e analisi ej.ru. Secondo la direttrice, Olga Pashkova, Podrabinek si è nascosto per una serie di minacce ricevute dopo che il suo numero di telefono e il suo indirizzo erano stati pubblicati su siti internet legati ai Nashi. Quest'ultimi hanno annunciato picchetti davanti all'abitazione del giornalista pretendendo le sue scuse o, in caso contrario, il suo «esilio».
Podrabinek, 56 anni, ha conosciuto l'esperienza del Gulag per aver pubblicato clandestinamente articoli critici contro l'Urss.

Attualmente scrive anche per il giornale di opposizione «Novaia Gazeta», il giornale dove lavorava Anna Politkovskaia, e dirige un sito d'informazione, prima-news.

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