Politica

Ancora scritte contro i sei parà «Rispetto? Non per tutti i morti»

La nuova specie - purtroppo non in via di estinzione - è lo sciacallo ammaestrato. Gli spingi il muso nella feccia di un blog, lo compri con lo slogan-croccantino, e lui ripete l’esercizio. Che, nella fattispecie, consiste nell’imbrattare le città con la scritta «-6». Gli si dice che in Afghanistan ci sono sei mercenari in meno, e lo sciacallo scodinzola ebete, marcando il territorio con la sottrazione da mentecatto.
È accaduto venerdì a Genova, dove sui muri è comparso un truculento «-6» per il quale quattro persone sono già state interrogate dalla Digos, che sulle «manifestazioni oltraggiose alla memoria dei defunti» vuole andare fino in fondo. È capitato ieri a Milano, dove alcuni partecipanti al corteo anti-razzista organizzato da Rifondazione hanno replicato pappagallescamente il graffito anti-parà su un muro e su di una banchina dell’autobus. Slogan in carta copiativa sono apparsi anche a Livorno, dove venerdì si chiariva che «la città non piange» e dove ieri si è ribadito: «Un giorno di lutto per i parà, 364 di indifferenza per gli operai».
Se sui muri i tifosi dei talebani non dimostrano né intelligenza né fantasia, Internet si conferma fonte di creatività macabra. Sulla rete proliferano infatti le iene, pronte a ridere sguaiate del lutto. Tra i più divertiti, quelli del blog precariopoli.leftlab.com, già protagonista di oscene battute come «È uscito il 6 sulla ruota di Kabul». A chi ne ha chiesto in questi giorni l’oscuramento, il responsabile Antonio Ramone risponde con un Lenin che alza il dito medio. Il sito rincara gli insulti, pubblicando un fotomontaggio con il Mullah Omar vestito da ct della Nazionale che «convoca 21 italiani (i militari morti in Afghanistan dal 2004, ndr) per il torneo di tiro a segno Kabul 2009», un’immagine del ministro La Russa vestito da Babbo Natale davanti alle bare con la scritta «Per Natale tutti a casa» e una vignetta in cui i soldati entrano nella canna di un kalashnikov per venirne espulsi come bossoli in bare tricolori.
A questa nauseante sequela di pseudo-satira sui cadaveri, fa eco un gruppo apparso su Facebook e intitolato «Abdul, altri 4 e facevi strike!», dove si inneggia al kamikaze e si paragona la strage al bowling. La mail di riferimento? «10birilli10@viva.dio».
Se poi qualcuno si fosse indignato per il titolo del Giornale «Quelli che sputano sui nostri morti», c’è anche chi fa di peggio, come Bastian Kontrario su anagnirossa.splinder.com: «Io sulla vostra patria e sulla vostra guerra ci piscio sopra». E via così, di delirio in barbarie, di appello in dimostrazione di ignoranza. Su guerrillaradio.iobloggo.com, si accusa un Paese di «spacciare per pacifisti uomini addestrati a uccidere»; su www.cloroalclero.com, poi, si ricorda che «la resistenza afghana è sacrosanta, se la sono andata a cercare. E l’attacco ai soldati italiani non è un atto infame». Con tanti saluti al ministro La Russa, che «sa che suo figlio non corre i rischi dei soldati». Bastonate anche per le «bugie» di Giovanni Floris a Ballarò, dove si parlava di militari impegnati a proteggere scuole mentre «proteggono solo gli interessi dell’Eni».
Insomma, ogni blog una libbra di stupidità, un etto di cinismo volgare e senza pietà. Il disprezzo per i morti militari non conosce parsimonia. Così su www.kliggmagazine.com Anna Chiara Di Cagno invita a «non idolatrarli se ci lasciano la pelle», perché «i morti meritano rispetto: ma proprio tutti?». No, sui siti antagonisti e pacifisti di rispetto e compassione non c’è traccia. «Non una lacrima per i mercenari», si legge sul sito del collettivo Gramigna: «C’è chi uccide per il potere o per tre milioni al mese; e chi ti ammazza perché occupi il suo Paese». Così su emiliaromagna.indymedia.org c’è chi grufola nella pagina Facebook di uno dei morti, per rinfacciargli il suo orientamento politico «perfettamente di destra». Senza un minimo di pudore per la foto di quel ragazzo con il figlioletto in braccio. Quel che conta è che era di destra, quindi se lo meritava. Stesso concetto che esprime K: «Non mi frega niente se sono italiani, ma non è politicamente produttiva la battuta sui talebani che vincono 6-0». Politicamente improduttiva o semplicemente schifosa? Schifosa come l’invito a mandare tutti i soldati al fronte, «così le fidanzate qui si divertiranno un sacco».

Schifosa, insomma, come chi dà dello «sporco mercenario» a un morto senza accorgersi di avere un’anima lercia e senza dignità.

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