Malpensa - Il pratone di Malpensa è il terriccio del parcheggio, ma per il resto il colpo d’occhio non è molto diverso da Pontida. Le bandiere ondeggiano sulle migliaia di leghisti (cinquantamila, dicono gli organizzatori) atterrati per difendere la causa dell’aeroporto del Nord. Sul palco Umberto Bossi promette che il prossimo governo (Popolo della libertà e Lega, s’intende) salverà i voli che collegano lo scalo lombardo al resto del mondo. «Ho parlato con Giulio Tremonti e gli ho detto: “mi raccomando, non farmi perdere la faccia”» racconta il Senatúr, che non ha chiuso le porte alla vendita ad Air France: «È giusto perché altrimenti Malpensa fallisce, però è altrettanto giusto tutelare i lavoratori». Un modo di chiedere gli ammortizzatori sociali che toccano ai dipendenti di Alitalia.
Nel programma del Popolo della libertà, capitolo infrastrutture, secondo le prime indiscrezioni troverà spazio la richiesta di una moratoria di tre anni per Malpensa e - forse, ma è ancora in discussione - l’opzione di trovare un compratore italiano per Alitalia. Si parla anche di un fondo straordinario di 50 milioni di euro a favore dei lavoratori. Il capogruppo leghista alla Camera, Roberto Maroni, fa i conti politici: «Nel programma di Veltroni non c’è una parola sul Nord, né sul federalismo né su Malpensa. La questione settentrionale è ignorata. Invece noi prima del Ponte sullo Stretto vogliamo Malpensa». L’ex ministro tra i possibili scenari non esclude «un fallimento guidato di Alitalia, come per Swissair e Sabena» e sullo sfondo c’è chi vede l’ala di Lufthansa pronta a risollevare le tristi sorti di Malpensa.
Decolla un aereo ogni tanto e il grande aeroporto ha un’aria desolata. La riduzione dei voli è già partita e diventerà drastica con l’orario in vigore dal 31 marzo. I vertici della Sea (la società di gestione) hanno denunciato un grave calo di passeggeri dall’inizio dell’anno e l’allarme è alto, non solo tra i leghisti. Sventolano le bandiere del Popolo della libertà, portate a spasso da venti sindaci azzurri guidati dall’europarlamentare e primo cittadino di Arconate, Mario Mantovani.
Sul palco accanto a Bossi il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Lancia la sua richiesta a nome e per conto del Pdl, perché anche Alitalia si fermi come ha già fatto Air France e l’amministratore delegato, Maurizio Prato, incontri una delegazione del centrodestra: «Prato deve sapere che tra qualche settimana si troverà con un’azionista di centrodestra. Ha il dovere di aspettare le decisioni del nuovo governo: non può andare avanti come un trattore». Formigoni, che ha anche firmato la petizione di Forza Italia in favore della moratoria (arrivata a quota 40mila sottoscrizioni durante il week end), dal palco ha arrischiato una difesa dell’unità nazionale: «Siamo qui a difendere non solo gli interessi lombardi, ma quelli di tutti gli italiani...». Anche Formigoni non esclude il fallimento di Alitalia: «Sempre meglio che far fallire tutta la Regione, che rischia di perdere 15 milioni di euro».
Bossi non risparmia stoccate al governo uscente: «Per fortuna Prodi è andato fuori dalle balle. Viene un nuovo governo e Malpensa verrà salvaguardata a tutti i costi». Tra le azioni già partite, la class action contro Alitalia per la sua decisione di tagliare due terzi dei voli dallo scalo milanese. A proporla era stato il presidente della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni, dimissionario perché sarà candidato in Parlamento. E ieri i banchetti leghisti raccoglievano già le firme per portare in tribunale Alitalia con una causa di massa. Non sono escluse altre iniziative giudiziarie, dopo il ricorso al Tar presentato da Air One (e sostenuto dalla Lombardia) potrebbe arrivare un’azione di responsabilità verso gli amministratori di Alitalia da parte di uno o più piccoli azionisti della compagnia che si sentono danneggiati dai tagli a Malpensa.
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