Andrew Cuomo, figlio d’arte a New York: suo padre governò 11 anni, ora tocca a lui

Andrew Cuomo, 53 anni il mese prossimo, attualmente il ministro statale della Giustizia, è il nuovo governatore eletto dello Stato di New York. Democratico, ha usato il pugno di ferro contro gli eccessi di Wall Street e contro la mafia italoamericana. Il suo sogno nel cassetto è la Casa Bianca, una tradizione di famiglia.
Cuomo è figlio d’arte, visto che suo padre è Mario Cuomo, lo storico governatore dell’Empire State tra il 1983 e il 1994, cui si era attribuito a un certo punto l’intenzione (rimasta tale, perché la candidatura non fu mai annunciata) di puntare a diventare il primo presidente italo-americano degli Stati Uniti. Prima vice ministro poi ministro delle aree urbane sotto la presidenza di Bill Clinton, Cuomo è stato sposato con una delle figlie di Bob Kennedy, Kerry, tra il 1990 e il 2005, dalla quale ha avuto tre figlie. Ora vive con Sandra Lee, una anchorwoman della rete tv via cavo Food Network.
Cuomo ha battuto il candidato repubblicano vicino al Tea Party antitasse Carl Paladino, anche lui italoamericano. Paladino contava sul suo stile aggressivo (ai comizi si presentava con una mazza da baseball) per capovolgere i sondaggi negativi, ma contro Cuomo non è bastato.
Subito dopo l’annuncio della vittoria, Andrew Cuomo ha parlato in difesa dell’identità newyorkese, cercando di stemperare gli ardori della campagna elettorale appena conclusa. «Siamo un unico Stato - spiega tra urla e applausi - siamo New York. Ci sono ricchi e poveri, omosessuali ed eterosessuali, ma continuiamo a essere uno Stato, New York. Nessuno riuscirà a dividerci, siamo una comunità e crediamo nelle diversità.

Non importa essere democratici, repubblicani o indipendenti, siamo newyorkesi».
Di una cosa Cuomo può andare orgoglioso: quella per lui e per i due senatori confermati Schumer e Gillibrand è una delle poche grandi feste organizzate in queste ore dal partito democratico al potere.

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