«Quali distanze nel tempo le affinità elettive e le corrispondenze riescono a superare? Come può accadere che in unaltra persona tu veda te stesso, e se non proprio te stesso, almeno il tuo antesignano? Benché spesso mi dica che coincidenze simili sono molto più frequenti di quanto ci si possa immaginare, perché tutti noi, uno dopo laltro, ci muoviamo lungo la strada già segnata dalle nostre origini e dalle nostre speranze, ciò nondimeno mi ritrovo incapace di contrastare con il raziocinio i fantasmi della ripetizione che sempre più spesso mi si materializzano davanti».
Lo scrivere era per W.G. Sebald questa cosa qui, un accostare lorecchio sul terreno e sentire i passi di chi prima di lui laveva percorso. Bastava un particolare, uniscrizione, una foto, lelemento di un paesaggio, il frammento di una conversazione, perché il suo io si trovasse trasportato come in una macchina del tempo. Ora al suo fianco cera Michael Hamburger, poeta e traduttore di Hölderlin, profugo dalla Germania, ora era con Joseph Conrad nel cuore di tenebra di un Congo che celebrava gli orrori delle colonie e insieme lidealità che si cela dietro ogni scoperta, ogni esplorazione, ogni conquista.
Era un pellegrino solitario, Sebald, un viandante che il movimento perpetuo portava a volte allimmobilità assoluta, come gli accade nellapertura di questo Gli anelli di Saturno (Adelphi, pagg. 307, euro 20) dove «lorrore paralizzante» per la distruzione presente anche in un paesaggio scabro come è quello del Suffolk nel quale si sta muovendo, lo costringe in un letto dospedale. La storia dellumanità gli appariva nientaltro che un processo distruttivo e autodistruttivo, una realtà di rovine da cui emergono frammenti di pacifica memoria, istanti quasi impercettibili di bellezza, prima che il meccanismo si rimetta in moto e li stritoli. Natura, spaesamento, melanconia sono gli eterni compagni di un viaggiare lungo un itinerario che era anche una fuga, lincrocio di altri vagabondaggi e altre emigrazioni, leco perenne di ciò che era stato.
«A chi ce lo domandasse non sapremmo mai dire perché continuiamo a scrivere, se per abitudine o per ambizione, oppure perché non abbiamo imparato a fare altro, o per la meraviglia che ci prende davanti alla vita, o magari per lamore della verità, per disperazione o indignazione, così come non sapremmo mai dire se scrivere accresce in noi la saggezza o la follia. E forse tutti noi perdiamo la visone dinsieme appunto perché intenti a costruire ciascuno la propria opera, ed è magari per questo che tendiamo poi a confondere la complessità crescente delle nostre costruzioni mentali con un progresso nella conoscenza, mentre nel contempo già intuiamo limpossibilità di capire gli imponderabili che davvero determinano il corso della nostra esistenza». Scandito lungo dieci stazioni di un itinerario delimitato da mare, colline, qualche città costiera, attraverso grandi proprietà terriere in decadenza della campagna inglese, ai margini dei campi di volo dai quali si alzavano i caccia per bombardare la Germania, Gli anelli di Saturno ha per esile filo conduttore un filo di seta: la storia della sericoltura che è anche una storia della metamorfosi come speranza di sopravvivenza, lidea che il bruco diventi farfalla, che la bava diventi bellezza...
A tutto ciò fa da contrappunto uno stile che procede come se fosse fuori dal tempo, macinando presente, passato e futuro, ovvero confondendoli in un presente immobile che preme su di noi fino quasi a soffocarci. Se la realtà è nascosta e va scoperta, Sebald si accinge al compito come un investigatore sul luogo del delitto: recupera testimonianze e racconti secondari, allinea diari e cartoline, ritagli di giornale e oggetti duso quotidiano... In qualche momento, i destini dei vivi e dei morti sembrano ricongiungersi, ma non si sa più chi sia il sopravvissuto e chi il defunto, chi parli per bocca di chi...
Romanziere e filologo, tedesco che aveva scelto lInghilterra come una sorta di non luogo, nel giro di pochi anni Sebald pubblicò un pugno di romanzi che da Vertigini a Austerlitz lo imposero come una presenza assoluta nel mondo della letteratura.
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