Un angelo nero fa da mamma a 10mila bimbi

La guerra li ha condannati a non avere più uno sguardo, Ciechi. Ma quando hanno bussato alla porta della Maison Shalom, a Ruyigi, in Burundi, ad accoglierli, dietro la porta, c’era qualcosa di meraviglioso che hanno visto anche con il buio negli occhi: il sorriso di Maggie. «Vogliamo che ci insegni a cantare» le hanno detto. Oggi la band ha prodotto un dvd, dodici brani, pieni di poesia. E vive del proprio lavoro: cantare. È così da sempre qui alla Maison. Bussi e la tua vita cambia. Per merito di Maggie. Che è bellissima, ama i colori forti e sorride con il cuore. La chiamano l’angelo del Burundi e il paradiso l’ha conquistato per caso, una mattina qualsiasi di quattordici anni fa. Marguerite Barankitse, detta Maggie, era insegnante al vescovado di Ruyigi, quando in aula entrò un gruppo di sconosciuti armati fino ai denti che senza dire una parola aprirono il fuoco: 72 morti. Risparmiarono solo lei perché era una di loro. Tutsi. Choccata fece la prima cosa che si sentiva di fare: abbracciò Chloe, una giovane studentessa hutu di Medicina, scampata chissà come al massacro, radunò 25 bambini, incurante della loro etnia e li nascose dove nessuno poteva trovarli. Da allora non ha fatto altro. Oggi quei bambini sono diventati 10mila. Orfani hutu e orfani tutsi. Ha dato loro cibo, educazione, un futuro. Dice adesso ho diecimila figli, lei che non si è mai sposata e non ha mai voluto bambini. Lo dice sorridendo con il cuore.

L’hanno minacciata di morte, ma ai suoi figli Maggie ha insegnato il perdono, ha fatto incontrare le vittime con gli aguzzini, gli orfani con gli assassini dei loro genitori. Cresce la nuova classe dirigente del Burundi, un Paese che deve essere ricostruito. Senza piangersi addosso. «Perché sempre e comunque, la vita è una gioia».

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