Animali nei circhi, una legge contro la barbarie

Forse qualcosa si muove per frenare l’invasione di circhi che sfruttano ignobilmente animali e speriamo che qualcosa di concreto ci porti il futuro anche per quanto riguarda quegli zoo che sono solo un vergognoso serraglio costruito con l’intento di mettere in vetrina tigri e leoni. Ormai non passa giorno che la stampa e i media non ci rimandino notizie e video di incidenti più o meno gravi che hanno per protagonisti animali e persone all’interno di circhi o giardini zoologici. È di queste ultime ore la notizia che i cinesi sarebbero intenzionati a chiudere il Shenyang Forest Wild Animal Zoo a Liaoning, nord est della Cina, dove sono morte letteralmente di fame, nel giro di tre mesi, undici tigri siberiane, alimentate con qualche osso di pollo a causa delle ristrettezze economiche in cui viveva la struttura. Si tenga conto che la tigre siberiana è una delle specie feline a maggior rischio di estinzione nel mondo intero. Ne esistono infatti ormai soltanto 300 esemplari allo stato selvaggio.
Di pochi giorni fa la notizia dell’orca «assassina» che ha provocato la morte della sua addestratrice in un circo-zoo-acquario (chiamatelo come ne avete voglia) americano. In Italia, nonostante vari proclami di questo e di quel sindaco, di questa e quella giunta comunale, i circhi che sfruttano animali continuano beatamente a piantare i loro tendoni praticamente ovunque, senza tanti intoppi burocratici, facendo il pienone, sabato e domenica, grazie all’ignoranza dei genitori che portano i bambini a vedere come si fa a mettere in riga tigri e leoni con la frusta. Naturalmente i costi di questi caravanserragli sono diventati talmente alti che non potrebbero più sopravvivere senza laute mance concesse dallo Stato.
Ora. La Commissione cultura della Camera, dopo avere accolto la proposta della Presidente On. Valentina Aprea, ha adottato un testo base per la legge quadro in materia di spettacolo dal vivo. Un comitato ristretto ha esaminato ben undici proposte di legge elaborando infine un testo unificato, d’intesa con tutti gli schieramenti parlamentari, segno tangibile di quanto trasversale sia la materia. Andasse in porto, come ci auguriamo, sarebbe un evento epocale, in quanto, da oltre mezzo secolo, nessuno ha mai più messo mano alla materia se non con decreti o circolari, spesso frettolosi e scritti in modo molto approssimativo. Il lunghissimo testo prevede una serie di agevolazioni e ristrutturazioni relative al cosiddetto «spettacolo dal vivo» nelle sue manifestazioni, maggiori e minori, fino a contemplare gli artisti «di strada». Per quanto attiene ai circhi, nel comma 1 dell’art. 27 si recita che «la Repubblica promuove la tutela della tradizione circense, degli spettacoli viaggianti, degli artisti di strada e dello spettacolo popolare, riconoscendone il valore sociale e culturale», mentre nel comma finale prevede «agevolazioni fiscali in favore delle compagnie e delle attività circensi che non prevedono la presenza, l’utilizzo e l’esibizione di animali, nonché per favorire la trasformazione dei circhi con animali in circhi senza animali».

Era ora che si riconoscessero aiuti tangibili a chi si rifiuta di sfruttare animali, nobilitando la parte antica e il cuore stesso dell’attività circense, ovvero la sfida dell’uomo (trapezista, clown, prestigiatore, illusionista, contorsionista) nel far ridere e spalancare la bocca a grandi e piccini.

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