Anita senza paura e caliente come Carmen

ESCAMILLO Schrott ha mostrato voce, fisico, capacità interpretativa e senso dell’azione

MilanoSe non fosse un dato spiacevole, ora dobbiamo constatare che è diventato una tradizione in questi ultimi tempi che il reparto tenorile tenga col fiato sospeso. E poiché si tratta di tenori, vogliamo chiarire che parliamo del nostro fiato. Mi riferisco, per chi non ricorda, alle due ultime aperture della stagione della Scala. Parliamo del forfait del tenore Giuseppe Filianoti dopo la prova generale del Don Carlo e all’uscita di scena, non prevista dallo spartito, del tenore Roberto Alagna nell’Aida, cui subentrò un volenteroso giovane collega che si produsse, se non ricordiamo male, con gli abiti casual che aveva indosso. Siccome siamo soliti portare bene, ci auguriamo che Jonas Kaufman, tenore finora da noi amato e ammirato (ricordiamo che il nostro plurale è «umiltatico») possa ancora una volta farci ascoltare il suo canto che si espande fra il liederistico e il drammatico.
Comunque, vogliamo azzardare un’anticipazione di giudizio e non di più, per rispetto al lavoro altrui: giudizio che può essere migliore, peggiore o comunque diverso nella prestazione degli artisti alla prima rappresentazione. Ci è parso indiscutibilmente che Erwin Schrott sia un Escamillo del quale oggi, a nostro parere, si trova difficilmente uno migliore. La vocalità è sana, il personaggio c'è tutto, nel senso che ha il fisico della parte e quel che più conta ha il naturale nell'azione scenica. Non vogliamo, o meglio, non possiamo dire di più: non è corretto fare una sorta di prima della prima.
Il maestro Baremboim, il quale intanto ci sta abituando ad apprezzare le sue doti di naturale intrattenitore, ci ha fornito da principio la motivazione ufficiale dell'indisposizione di Kaufmann: il non clemente clima milanese. Il maestro Baremboim, che sicuramente sa tutto più di noi, in quanto a clima, non sa che in dicembre Milano, di solito, ha ben altri rigori. Egli ha molta presa sull'entusiasta pubblico giovanile che esauriva la sala del Piermarini per l'anteprima di Carmen dedicata agli under 30. Ci ha candidamente confessato che il ruolo da lui prima definito "meraviglioso" di "Maestro scaligero", nessuno sa cosa vuol dire, cosa deve fare e cosa significhi. Però, ci ha anche detto che finalmente lo ha capito nel giorno della sua anteprima appunto dedicata ai suoi "plaudenti giovani". Poiché siamo degli inguaribili ottimisti ci auguriamo che la felice serata cui abbiamo assistito porti bene non solo all'attuale stagione della Scala ma al mondo dell'opera che vive, per varie ragioni, un momento di sofferenza, cui non si è ancora voluto o potuto trovare adeguata terapia. Durante la serata è stato per noi singolare ascoltare le stesse persone che di solito si entusiasmano nell'immergersi fra la vipperia e le eleganze di Sant'Ambrogio, elogiare il giovanilismo e quella che oggi si chiama splendida iniziativa di "aprire ai giovani" colla speranza che essi costituiscano il pubblico di domani. Sempre che, essi, domani, quando forse noi non ci saremo, non saranno degli impettiti signori e delle sfarzose dame, come sempre avviene nei ricambi generazionali. Abbiamo presenti casi di entusiasti contestatori oggi compunti amministratori e reggitori dell'establishment nazionale. Un indizio abbiamo creduto di coglierlo nel fatto, che aspettandoci una platea di jeans e felpe abbiamo riscontrato distintissime figurine in giacca e cravatta e damine in protocollare tailleur. L'unica nota grigia, e ci riferiamo soltanto ad un particolare tricologico, era costituita dalla categoria cui immeritatamente appartiene chi scrive. Quella dei cosiddetti critici-addetti ai lavori. Quindi senza offesa, una cosa a sé stante, una nota di colore. Quasi tutti non eravamo under 30 e sussiegosi come conviene a ruolo. Il protagonista della serata - è inutile aggiungere che ci riferiamo a Daniel Baremboim - ci ha parlato bene della giovane protagonista, Anita Rachvelishvili, e per quel che abbiamo sentito, in questo caso, siamo d'accordo con lui.

Non vogliamo solo ascrivere al fatto che il coraggioso tenore Riccardo Massi (il sostituto di Kaufmann) sia il fidanzato della signorina Rachvelishvili per la "tenuta" nel sostenere il ruolo del prestigioso collega. Signori, debuttare alla Scala da un momento all'altro non è cosa facile, ricordiamocelo. Finora, applausi ed entusiasmo. E come si diceva un tempo: la festa è finita e buonanotte ai suonatori. Intanto.

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