Roma

«Anni Verdi», scarcerati gli otto manager

Antonella Aldrighetti

I vertici di Anni Verdi tornano in libertà. Si sono conclusi così, in una bolla di sapone, quegli accertamenti e constatazioni sull’impianto accusatorio che, tre settimane fa, hanno portato la procura di Velletri ad emanare un provvedimento di custodia cautelare nei confronti dei vertici del consiglio di amministrazione dell’ente morale che da quarant’anni ormai si occupa dell’assistenza sanitaria a giovani disabili.
Il tribunale del riesame infatti, a seguito della richiesta presentata dai legali difensori degli 8 componenti del consiglio di amministrazione compreso anche l’ex presidente onorario Mauro Lancellotti, ha emesso un’esplicita ordinanza in merito. Viene specificata perciò «l’indeterminatezza e l’infondatezza dell’impianto accusatorio». Vale a dire che quelle fatture, ritenute da un lato false e dall’altro gonfiate, rinvenute nella struttura assistenziale di Lavinio e che avrebbero costituito il motivo delle accuse per il giudice del tribunale del riesame non sarebbero sufficienti a determinare il prosieguo della custodia cautelare per gli imputati. Ora rimane da chiedersi come, e soprattutto da chi, verrà condotta a termine la vicenda Anni Verdi visto che il 30 settembre prossimo scadrebbero i termini dell’ordinanza prefettizia emessa da Achille Serra che regolava la requisizione delle strutture con l’affidamento del personale alle dirette competenze delle Asl secondo l’appartenenza territoriale. La fatalità ha voluto che proprio nel periodo in cui gli 8 manager di Anni Verdi sono stati relegati ai domiciliari la gestione della onlus fosse passata senza alcuna indizione di bando di gara al consorzio di cooperative sociali Ri.Rei che sembra fondato ad hoc per assumerne la paternità gestionale. Una coincidenza tra tempismo e necessità che è stato possibile raggiungere solo grazie ad un accordo preliminare siglato ad agosto dall’assessore alla Sanità Augusto Battaglia e dai vertici della Cgil Funzione pubblica. E ora che il personale, grazie al medesimo accordo, è stato assegnato quasi in toto al consorzio di cooperative Ri.Rei, resta pure da capire come verrà risolta la fase liquidatoria in capo al viceprefetto Angelo Malandrino e i relativi conteggi tra dare e avere che interessano la onlus e la parte debitoria: la regione Lazio.
Stando alle tesi, riportate incessantemente dagli ex vertici amministrativi delle varie strutture sanitarie di Anni Verdi e dislocate tra Roma e provincia, i crediti vantati dall’associazione sarebbero una porzione cospicua rispetto ai debiti imputatile al momento del commissariamento e dovuti ai ritardi nei versamenti degli oneri fiscali. Non ultimo, tra i nodi cruciali, da sciogliere quello dell’affidamento delle strutture murarie di proprietà dell’ente morale. Si tratta di una serie di immobili del valore sommario di oltre 80 milioni di euro che, dal primo settembre scorso, vengono utilizzati dal consorzio di coop ma di cui non si conosce ancora l’efficacia dell’accordo stipulato per l’utilizzo, tantomeno l’ammontare delle quote versate per l’affitto di tutti i complessi. Già, perché vista anche la mole finanziaria della vicenda nonché la delicatezza dei compiti svolti nell’assistenza ai portatori di handicap, ci si attenderebbe una conclusione rapida dei fatti.

C’è da sperare che le varie interrogazioni e interpellanze parlamentari fino a oggi presentate tra consiglio regionale e Senato della repubblica possano accelerarne la trafila.

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